di Goffredo Buccini
(da corriere.it)
In una stagione di parole a vanvera, inaugurata dai nostri politici ben prima del 4 marzo, non ci sarebbe neppure da meravigliarsi. Tuttavia l’ultima sortita di Alessandro Di Battista (non ce ne voglia per la qualifica di «politico» mentre starà facendo lo zaino per inseguire in Guatemala il Guevara che freme in lui) riesce ancora a colpire....
...Di Battista sostiene che Silvio Berlusconi sia il «male assoluto» proprio mentre il dioscuro istituzionale Di Maio continua a inseguirne il riottoso alleato, Matteo Salvini, raggiungendo con lui un secondo accordo sulle Camere (dopo le presidenze, ora le commissioni speciali: un leghista a Montecitorio, un grillino a Palazzo Madama)...
... Qui non si tratta di analizzare il ventennio berlusconiano o la posizione giudiziaria del Cavaliere, la sua condanna, le sue pendenze. E neppure si tratta solo di rammentare il rispetto per cinque milioni di italiani che lo hanno comunque votato. No, si tratta di ripristinare il senso delle parole.
Lo storico Johann Chapoutot apre il suo libro terribile ed esemplare, «La legge del sangue, pensare e agire da nazisti», narrando la vicenda di 18 medici del Terzo Reich colpevoli di avere assassinato con iniezione letale in un reparto pediatrico 56 bambini ebrei «ritenuti malati»: i medici si difendono dall’accusa di crimini contro l’umanità sostenendo che quei bambini non erano umani, «erano elementi biologici degradati». E lo affermano con convinzione, verrebbe da dire in buonafede.
Quella buonafede nazista era il male assoluto, il vero inganno del demonio. Buttare l’argomento in commedia all’italiana lo relativizza: ed è una colpa grave. Nello zaino guatemalteco Chapoutot dovrebbe trovare posto.
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