Il 12 Agosto scorso è partito da Mosca un corteo sui generis: ventitre cosacchi del Don con i loro cavalli del Don e le meravigliose divise di duecento anni fa, sciabole, bardature, bandiere e gagliardetti, un corteo diretto a Parigi, dove, è dato presumere, pianteranno le tende sotto l’Arco di Trionfo, nel bicentenario di Waterloo e dell’occupazione della capitale francese da parte dei soldati dello zar Alessandro I, che aveva ordinato all’inverno russo di sloggiare Napoleone e la sua grand’armée dalle terre della Santa Russia. di Silvio Pergameno
Le ragazze terribili anti-Putin rischiano una condanna a tre anni di carcere. Questa è infatti la pena richiesta del procuratore russo per le Pussy Riot, colpevoli di aver intonato sull’altare della cattedrale ortodossa di Cristo Salvatore nello scorso febbraio una canzoncina contro il nuovo zar di tutte le russie.
Un tribunale di Teheran ha condannato a morte quattro persone nell’ambito del più grande scandalo bancario di sempre in Iran. La sentenza è giunta alla fine di un processo a carico di 39 imputati che è iniziato nel mese di febbraio.
L'Azawad è un territorio dichiarato indipendente dal Mali lo scorso 6 Aprile 2012 da parte del gruppo laico, Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad (MNLA).
L’Associazione Arabi Democratici Liberali sostiene l’indipendenza di questa regione e la lotta per l’auto-determinazione del popolo dell’Azawad. L’MNLA è un movimento a maggioranza Touareg, ma tra i suoi militanti ci sono anche arabi e songhai (popolazione che, come i Tuareg, vive in Azawad). di Anna Mahjar-Barducci
Nella rubrica Libera Uscita di Quaderni Radicali 108 Katarina Lazic fornisce un’interessante radiografia della pace in Kosmet (Kossovo), osservando come si stanno muovendo la Nato, l’Unmik (United Nations Interim Administration Mission in Kosovo, l'amministrazione provvisoria da parte dell’Onu della provincia serba del Kosovo) e l’Eulex (European Union Rule of Law Mission in Kosovo, missione con cui l’Unione europea intendeva aiutare costruire uno Stato di diritto) e chi comanda fra gli albanesi kosovari; di quali violazioni di diritti si parla, e quali ripercussioni regionali e al livello internazionale ci possiamo aspettare…
Il referendum in Romania sulla destituzione del presidente Traian Basescu è risultato non valido, in virtù del mancato raggiungimento del quorum del 50% più uno degli aventi diritto (45,92% l’affluenza). La consultazione popolare doveva confermare o meno la destituzione del presidente della Repubblica decisa dalla maggioranza di centrosinistra in Parlamento, guidata da Victor Ponta, il 6 luglio scorso.
Tra le cose “sacre” negli Stati Uniti c’è sicuramente il Secondo Emendamento della Costituzione che sancisce il diritto per ogni cittadino di possedere un’arma. Eppure la strage del “Batman” di Denver potrebbe insidiare quello che allo stato dei fatti resta ancora un taboo.
Lo scorso 6 Aprile, un nuovo Stato è nato in Africa dal cuore del deserto: l'Azawad. Questo Stato, ancora non riconosciuto dalla comunità internazionale, è stato dichiarato indipendente dal Movimento Nazionale per la Liberazione dell'Azawad (MNLA), un gruppo che dichiara di lottare per uno Stato laico e democratico. Su questa secessione dal territorio del Mali, la stampa internazionale ha dato notizie frammentarie, imprecise e spesso con il deliberato intento di confondere le acque ed attuare un piano di disinformazione. di Roberto Barducci
La stampa italiana sembra non badare minimamente a quanto sta avvenendo in Romania, ormai immobilizzata da una profonda crisi politico-istituzionale. Domenica, infatti, i cittadini romeni saranno chiamati alle urne per un referendum che dovrà confermare o bocciare l’impeachment del presidente della Repubblica, Traian Basescu, deciso dalla maggioranza di centrosinistra in Parlamento che guida il paese da due mesi.
Una brusca e, a quanto pare, inaspettata riorganizzazione dei ruoli ha colpito due autorevoli testate cinesi. E’ stato, infatti, reso noto mercoledì che Lu Yan e Sun Jian, editore e vicedirettore dell’Oriental Morning Post, sono stati rimossi dai rispettivi incarichi.
Mentre il governo ad interim è impegnato a combattere contro i soldati che hanno rovesciato l’amministrazione precedente, la situazione nel nord del Mali non dà segnali di miglioramento. Come riferisce la Bbc, gruppi militanti islamici si sarebbero, infatti, appropriati della ribellione dei Tuareg, approfittandosi del golpe e imponendo la sharia nella maggior parte delle città del nord.
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