Un'ora. Sessanta minuti, inframezzati da applausi e standing ovation, per ribadire l'idea che “nel pieno del terzo secolo come nazione, resta compito di tutti, in quanto cittadini degli Stati uniti, essere gli autori del prossimo grande capitolo della storia americana”.
Parla di un sogno da non dimenticare, Barack Obama, e lo fa in maniera diretta, elencando senza remore i tasselli fondamentali che un “governo intelligente” deve saper scegliere per “stabilire le priorità su dove investire per la crescita” e ricostruire così una nazione che garantisca uguaglianza, libertà e pari opportunità “a tutti i bambini d'America”.
Davanti al Congresso di Washington riunito in sede congiunta, il 44° presidente Usa ha quindi dedicato il suo quinto discorso sullo Stato dell'Unione ad illustrare le numerose iniziative politiche in agenda per questo suo secondo mandato; parole d'ordine: tutela dei diritti, giustizia sociale, rafforzamento della classe media.
“Nella nazione più ricca al mondo nessun lavoratore a tempo pieno dovrebbe vivere in povertà” attacca Obama, proponendo perciò l'aumento del salario minimo dagli attuali 7,25 dollari l'ora a 9 dollari: una singola mossa che “può aumentare le entrate di milioni di famiglie, facendo la differenza tra buoni alimentari e negozi, sfratti e affitti, stenti e ripartenze”.
“Ogni giorno – continua Obama –dovremmo porci tre domande: come attirare più posti di lavoro sulle nostre cose? Come garantire al nostro popolo le competenze necessarie per fare quei lavori? E come fare in modo che il duro lavoro porti a una vita dignitosa?”.
“Possiamo mettere subito al lavoro molta gente con azioni urgenti – spiega quindi il presidente americano lanciando il programma 'Fix it First' ('prima di tutto riparare'), un piano per il recupero e la manutenzione delle maggiori infrastrutture – come i circa 70mila interventi di cui hanno bisogno i ponti del Paese”. Operazioni possibili, promette Obama all'opposizione repubblicana, “senza l'aumento del deficit neanche di un centesimo”, grazie a una “riforma del sistema fiscale e a una riduzione dei costi del Medicare” che aiuteranno a trovare i fondi necessari.
L'economia crescerà, affonda l'inquilino della Casa Bianca, a patto che venga ripristinata “l'idea forte che se si lavora duro, in modo responsabile, si può andare avanti, non importa da dove vieni, come sei, o chi ami”. E proprio a questo proposito, sottolinea Obama, urge realizzare “ora” la riforma dell'immigrazione che garantisca sicurezza più forte sui confini, controlli sul passato di un individuo, il pagamento delle tasse, la capacità di parlare inglese e più opportunità per gli immigrati legali.
Le armi, poi, uno dei temi principe della sua agenda: “Lo so che non è la prima volta che il Paese discute di come ridurre la violenza legata alle armi – ammette Obama - Ma questa volta è diversa” dice ricordando la strage di Newtown e appellandosi al Congresso affinchè vengano votate determinate misure volte a proteggere i bambini, “la risorsa più preziosa che abbiamo”.
Ed è invece ai temi di politica internazionale che è dedicata la seconda parte del discorso: la creazione di una partnership transatlantica per il commercio e gli investimenti con l'Unione europea, l'avvio di un negoziato con Mosca per la riduzione delle testate nucleari, il ritiro confermato di 34mila militari dall'Afghanistan, le pressioni sul regime siriano, la costante e duratura presenza “al fianco di Israele nella ricerca della sicurezza e di una pace duratura”.
Un impegno, quello preso a Washington davanti ai suoi deputati e senatori, che Barack Obama vuole onorare perchè, come disse John F. Kennedy nella stessa occasione più di mezzo secolo fa, “la Costituzione non ci rende rivali per il potere, ma partner per il progresso”. (red)
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