E' stata definita dai suoi avversari una “hippie anti-americana”, una “trasformista pronta a essere tutto e il contrario di tutto pur di perseguire i propri interessi”. E questo solo perchè Kyrsten Sinema, 36 anni, è la prima senatrice degli Stati Uniti apertamente bisessuale.
Eletta nel Parlamento dell'Arizona dal 2005 nelle file del partito democratico, Sinema ha vinto alle urne contro l'ex sindaco di Paradise Valley, Vernor Parker, appoggiato dal Tea Party, entrando ufficialmente a far parte delle 20 donne (16 democratiche e 4 repubblicane) che compongono il 113° Congresso degli Stati Uniti, insediatosi ieri a Capitol Hill.
Nata a Tucson nel 1976 da genitori mormoni che divorziarono quando lei era ancora piccola, Sinema ha alle spalle un'infanzia segnata da povertà e vagabondaggio: dopo aver vissuto per due anni dentro una stazione di servizio abbandonata a causa del pignoramento della casa materna, grazie alla sua “capacità di lavorare duro”, è riuscita a terminare il college, laureandosi in Legge e successivamente entrando in politica.
“Durante la mia vita ho beneficiato dei sostegni ricevuti dalla famiglia, dalla Chiesa e dal Governo” ha dichiarato Sinema collocando il suo programma politico in una via di mezzo tra l'etica individualistica e l'importanza cruciale delle azioni del governo nella vita dei cittadini: una posizione che, come ha spiegato David Lujan, senatore dell'Arizona, fa di Sinema “una liberal capace di intendersi con i conservatori”.
Questo nonostante la neo-senatrice di Capitol Hill, apertamente bisex nonché fervida sostenitrice dei matrimoni gay, della riforma dell'immigrazione e di quella della pianificazione famigliare (di battaglie, insomma, tipicamente obamiane) continui a essere nel mirino di chi, riferendosi alla sua sessualità, la accusa di “praticare riti pagani”.
Una lettera scarlatta che non impedirà a Kyrsten Simena, come scrive il Washington Post, di diventare “una indubbia figura storica la cui presenza a Capitol Hill”, assieme ai sei parlamentari apertamente gay e lesbiche, “potrà essere d'ispirazione nel Congresso più demograficamente diversificato della storia americana”. (F.U.)
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