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25/11/24 ore

EDITORIALI E COMMENTI

Scenari politici italiani sempre più preoccupanti

Alla fine di agosto 2019, quando si vara l’accordo tra M5S e PD di sostegno al secondo governo Conte, gli osservatori si interrogavano su quale delle due forze politiche avrebbe assorbito o condizionato l’altra. Cinque mesi fa, Matteo Renzi non aveva ancora condotto a termine la scissione di Italia Viva e, pertanto, si era portati a credere che i più esposti a un ridimensionamento dei propri spazi sarebbero stati i pentastellati. Oggi, la situazione risulta alquanto più problematica e si vanno delineando scenari che accentuano i rischi sia della frammentazione e sia dell’arretramento complessivo del Paese. di Luigi O. Rintallo

Referendum riduzione parlamentari: i media mirano a eliminare per sempre la politica

La questione del referendum sulla modifica costituzionale che riduce il numero dei parlamentari, ancora una volta viene usata per deformare e piegare il dibattito pubblico. Dopo che sono state presentate le firme dei senatori per chiamare gli elettori a pronunciarsi nel referendum confermativo, se ne evidenziano soltanto le ricadute tattiche per i partiti di maggioranza e opposizione. Anziché il merito della riforma, la sua utilità o meno, i riflettori mediatici si concentrano sull’effetto che l’eventuale referendum potrebbe avere nello spingere verso uno scioglimento anticipato delle Camere. di Luigi O. Rintallo

Bloc-Notes. Conflitto Iran-USA, l'Europa come Unione dov'è?

Il 2020 si apre con una ulteriore estremizzazione del conflitto tra Iran e Stati Uniti giunto al massimo della tensione dopo l’eliminazione in Iraq del Generale Qasem Soleimani e del capo militare delle operazioni Abu Mahdi Mohandes al comando delle forze iraniane. Lo scacchiere mediorientale, con la presenza di attori sempre più influenti (vedi Russia e Turchia), si muove in una realtà dove il conflitto è tra la maggioranza nel mondo dei paesi arabi di sunniti e la minoranza sciita che ha il suo punto di riferimento in uno stato, quello dell’Iran, che muove la propria azione tra fondamentalismo religioso e repressione dei diritti umani e della persona…

 

- Bloc-Notes. Conflitto Iran-USA, l'Europa come Unione dov’è? (Agenzia Radicale Video)

L’umanesimo di Albert Camus a sessant’anni dalla sua morte

Sono passati sessant’anni dalla scomparsa di Albert Camus. Se ne andò all’improvviso, il pomeriggio del 4 gennaio 1960, ucciso in un incidente stradale a pochi chilometri da Parigi. Ebbe il tempo però di lasciare parecchie risposte al nostro presente, dalla Primavera di Praga in poi. Leggeremo che Camus ebbe il torto di aver avuto ragione troppo presto. Cercheremo probabilmente invano l’eco della sua invettiva contro chi voleva distruggere lo Stato d’Israele con l’alibi dell’anticolonialismo, o ancora delle sue accorate parole contro la mistificazione dell’indipendenza algerina: migliaia di innocenti sarebbero stati sgozzati nei decenni successivi nell’indipendentissima Algeria. di Enrico Rufi

 

Camus et l’Italie.  La tradizione camusiana in Italia da Giacomo Leopardi a Marco Pannella (ottobre 2005) di E.R.

Caro Galli della Loggia, c’è chi ha detto la verità e lo hanno fatto fuori…

L’articolo di Ernesto Galli della Loggia del 23 dicembre ha la particolarità di risultare ampiamente condivisibile alla prima lettura, dal momento che denuncia un limite evidente della dialettica politica odierna: la mancanza di verità. Una verità che nessuno dei tanti promotori di novità – da Monti a Renzi, dai 5Stelle alle Sardine – ha davvero il coraggio di praticare, secondo l’editorialista, perché questo comporterebbe il rischio dell’impopolarità in quanto spingerebbe a svelare gli intrecci di interessi, piccoli e grandi privilegi oltre che l’assuefazione a una illegalità diffusa nel complesso della società italiana. E così finisce per prevalere il “gattopardismo” di sempre, il solo “carattere” inconfondibile dell’Italia di ieri come di oggi: tutti attratti dal “nuovo”, ma solo per allocarsi meglio nella tana protetta dei vantaggi acquisiti nel tempo. di Luigi O. Rintallo

Il voto inglese

A tre anni dal referendum sulla Brexit, la vittoria schiacciante del partito Tory di Boris Johnson alle elezioni di giovedì 12 dicembre conferma due cose: non si manifesta nell’opinione dei britannici alcun ripensamento rispetto alla scelta del 2016 e, in secondo luogo, l’alternativa offerta dal Labour di Corbyn è priva di ogni minima credibilità ed efficacia. di Luigi O. Rintallo