L’emergenza causata dalla diffusione del coronavirus ha fatto emergere come l’informazione sia esposta a un uso manipolatorio da parte delle fonti che promanano dai governi e, più in generale, da poteri circoscritti.
Innanzi tutto, abbiamo registrato l’eccezionale ritardo da parte del regime cinese a rendere nota l’epidemia in corso a Wuhan; oggi apprendiamo che anche sul numero dei morti non sono forniti dati attendibili: nelle ultime settimane, si conterebbero molti più decessi di quelli dichiarati ufficialmente.
È una situazione che non riguarda, tuttavia, soltanto lo Stato asiatico governato dal presidente a vita Xi. Le notizie che quotidianamente inondano telegiornali e prime pagine della stampa in Italia, a parte la generale omologazione, palesano un intento direzionale che vede sempre più sfumare i contorni del quarto potere come soggetto indipendente e autonomo e lo identifica piuttosto quale mezzo atto ad assecondare indirizzi informativi prestabiliti.
Si ripete quanto accaduto in occasione dei grandi conflitti europei, quando il processo di irreggimentazione dei Paesi determinò un condizionamento sull’informazione che sfociava nella pura propaganda.
Che questo accada anche in democrazia, dà il segno delle trasformazioni profonde intervenute. Lo scorrere ripetuto delle immagini sugli aiuti provenienti da Cina, Cuba e Russia è chiaramente funzionale al sostegno delle scelte operate in politica internazionale; così come la persistente polemica verso l’America che si manifesta persino nella indicazione che gli USA sono ora la nazione con più contagi, evitando di fare il confronto tra realtà demografiche e territoriali simili.
Si scoprirebbe in tal caso, ad esempio, che i morti per Covid19 oltre Atlantico sono finora un decimo di quelli dell’Europa, ma questo dato stonerebbe con la narrazione proposta.
Più in generale, va notato che non solo in Italia ma nella UE si riscontra un accentuato scostamento dai fondamenti propri delle democrazie liberali.
(immagine da Diritti a Dirotto)
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