Come l’ottimismo nel famoso spot pubblicitario, gli annunci sono il sale della vita dell’attuale governo. L’ultimo in ordine di tempo è quello del prossimo bonus di 80 euro alle neomamme, giusto per ricordare che lui, Matteo Renzi, alla famiglia, quella tradizionale, tiene molto, anche se bisogna pur pensare una buona volta agli innamorati che ancora oggi in Italia non possono coronare un sogno, perché persone dello stesso sesso.
In proposito, il Premier qualche giorno fa aveva fatto un altro annuncio: “a dicembre la legge sulle unioni civili”! A modello tedesco. Si tratta delle Civil partnership, grazie alle quali “le coppie omosessuali potranno iscriversi in un registro ad hoc che darà modo di usufruire degli stessi diritti e doveri delle coppie eterosessuali sposate in tema di reversibilità della pensione, diritto alla successione in caso di morte e di assistenza negli ospedali e nelle carceri”. Un “buon punto di mediazione” – a detta di Renzi – sufficiente a scatenare il proverbiale vespaio.
Del resto, è proprio questo il senso degli annunci: si lancia l’osso e i cani si sbranano in attesa che il padrone fiuti l’aria che tira. E l’aria è la solita, con polemiche sterili su un qualcosa che è spuntato come un fiore dalla bocca del Presidente del Consiglio, ma che non ha nulla finora di concreto.
Per l’occasione si sono in questi giorni schierate immediatamente le parti in campo: da un lato, i matrimonialisti duri e puri che voglio l’equiparazione perfetta con le nozze etero, adozioni e figli a carico compresi; dall’altro, i difensori fino alla stremo della famiglia come natura crea e testi sacri suggellano; in mezzo, i comunque scontenti. Fra questi ultimi l’on. Roberto Giachetti, con un presente nel Pd renziano, un passato prossimo margheritino (democristiano) e passato remoto (sacrilegio!) radicale, del quale si è avvalso per denunciare la discriminazione bell’e buona ai danni degli eterosessuali se si prevedessero le unioni civili ad hoc per gay e lesbische.
Eppure, obietta anche il collega di partito nonché omosessuale dichiarato Ivan Scalfarotto, le coppie etero, volendo, possono convolare già a nozze, con un bel matrimonio in pompa magna. E no! Perché c’è chi rivendica il diritto sacrosanto dei conviventi di avere il proprio matrimonio di serie B, magari senza vincoli e zavorre eccessive, comprese le lungaggini nel caso nemmeno tanto peregrino che strada facendo l’amore sfumi.
Non a caso in Parlamento si dibatte da tempo, tra resistenze e ostruzionismi, del divorzio facile e del divorzio breve: ulteriori questioni spinose, politicamente divisive – come si usa dire - che girano intorno alla vita (e alla morte) di un legame affettivo. Come girano, quelle legate alle adozioni gay e più in generale al desiderio di avere figli anche attraverso il ricorso alla fecondazione assistita eterologa.
Nelle ultime settimane tutti questi nodi sembravo venuti contemporaneamente al pettine, persino Oltretevere, un po’ strumentalmente, un po’ per cause di forza maggiore dovute alla circostanza che all’estero è permesso ciò che in Italia è vietato.
Da qui il teatrino (anche a fini elettorali), nelle more di una legislazione carente o assente, sui matrimoni gay celebrati all’estero e trascritti simbolicamente (ma osteggiati dal ministro Alfano) da sindaci in affanno e a caccia della popolarità perduta o mai avuta (vedi Ignazio Marino a Roma); da qui il braccio di ferro Governo/Regioni in ordine sparso e confuso sulla disciplina della Fecondazione eterologa, aspettando almeno le famigerate linee guida.
Insomma, un vero casino sui diritti civili inerenti al vissuto quotidiano delle persone, che vedono, tra un annuncio governativo e un selfie piascione, il Parlamento latitare, rallentare o tergiversare, in attesa che si trovi una sintesi politica che medi fra i diversi e talvolta opposti punti di vista.
Su questa base, c’è il fondato rischio, come sempre da noi, che alla fine scaturiscano, dopo una lunga gestazione e data anche la qualità dell’attuale classe dirigente, i soliti mostri giuridici all'italiana quali rimedi peggiori dei mali.
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