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16/11/24 ore

Sinodo, l’essenziale non è qualificato



Si è concluso con la messa di domenica 19 ottobre il Sinodo dedicato al tema “Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. La Relatio Synodi, votata sabato, si articola in un’introduzione, in cui si è espresso un pensiero particolare per quelle famiglie cristiane che con gioia “rispondono alla loro missione”, e in 3 parti, che coincidono con i 3 contenuti di preghiera che ha invocato Papa Francesco in apertura dell’Assemblea: l’ascolto, lo sguardo su Cristo e il confronto.

 

Tre sui 62 Numeri di cui si compone il documento approvato non hanno trovato la maggioranza qualificata dei 2/3: si tratta del Numero 52, del 53 e del 55, non a caso proprio quelli dedicati ai temi più attesi e dibattuti. Il Numero 52, che ha ottenuto 104 placet e 74 non placet, delinea la prospettiva, da approfondire, dell’accesso ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucarestia per i divorziati solo se preceduto da un cammino penitenziale.

 

Il Numero 53 sul concetto di comunione spirituale ha registrato 64 contrari, quasi lo stesso fronte negativo del Numero 55 che con i suoi 62 non placet ha ribadito l’inesistenza di alcun fondamento che ponga sullo stesso piano le unioni omosessuali e quelle tra uomo e donna, pur condannando qualsiasi genere di trattamento discriminatorio e sottolineando la necessità di un’accoglienza improntata su rispetto e delicatezza. Un laboratorio straordinario di “ascolto reciproco” a detta di molti, che ha, però, affondato le sue radici su un terreno accidentato.

 

La pubblicazione di “Permanere nella verità di Cristo”, una raccolta di interventi di 5 cardinali decisamente ostili alla concessione dell’ostia ai divorziati e risposati, è avvenuta nei giorni immediatamente precedenti alla veglia di preghiera del 4 ottobre, momento di preparazione spirituale al Sinodo della “misericordia”.

 

Come ha dichiarato in un’intervista uno degli autori, il cardinale Velasio De Paolis, non si è trattato di alcun complotto a danno dei lavori dell’ Assemblea Sinodale, piuttosto di un contributo al confronto, nonché di una rivendicazione della propria libertà di espressione. Con il loro volume i cardinali Brandmüller, Müller, Caffarra, De Paolis, Burke insieme ad altri 4 studiosi hanno risposto alla questione sollevata dal cardinale Kasper in occasione del Concistoro Straordinario del febbraio 2014 a proposito di un possibile cambiamento della disciplina sacramentale sul tema.

 

Kasper sottoponeva all’uditorio, attraverso un lungo e articolato interrogativo, la possibilità di ammettere il divorziato risposato al sacramento in seguito al verificarsi di “numerose e precise” condizioni e ad un percorso penitenziale che, per De Paolis, invece non farebbe altro che legittimare una “situazione esistente di violazione della legge divina”.

 

Il messaggio conservatore dei 5 cardinali è risultato decisamente poco attraente, considerato lo straordinario interesse mediatico che ha suscitato anche il solo segnale di un’apertura a quei cattolici che hanno sperimentato “il fallimento del proprio amore”. La stessa Relatio post disceptationem, sintesi dei lavori della prima settimana, per via della sua poca chiarezza e di quella che è stata denunciata da alcuni come scarsa, se non assente, presenza della parola “peccato”, ha prematuramente aperto la strada a interpretazioni fin troppo progressiste dei punti più controversi.

 

Il “grande pubblico” ha, infatti, letto nella relazione provvisoria curata da Peter Erdő, Arcivescovo di Strigonio–Budapest e relatore generale dell’Assemblea, semplicemente ciò che avrebbe voluto leggere, soddisfacendo in questo modo le proprie “aspettative irrealistiche” e dimenticando oltretutto che il testo non fosse definitivo. Questa è stata la spiegazione di molti padri sinodali che hanno accolto con particolare preoccupazione le prime “spropositate” reazioni.

 

Tra gli appunti fatti anche quello di aver relegato in un angolo la “bellezza” della famiglia, accentuando il protagonismo degli esempi imperfetti a danno di quelli di più viva testimonianza cristiana. Del resto lo stesso Papa Francesco nella preghiera del 4 ottobre aveva espresso la volontà di “farsi voce” delle famiglie che vivono al calar della sera “lo spessore degli affetti”, ma anche (e soprattutto) di quelle che sopportano il “crepuscolo amaro di sogni e di progetti infranti”.

 

E’ dunque comprensibile che tra le aspettative ci sia stata quella, più sentita delle altre, di un Sinodo che si fosse occupato prima di tutto di quelle solitudini e delle grandi “esclusioni”. Il momento di riflessione si protrarrà fino all’ottobre 2015, quando un’ Assemblea Generale Ordinaria si occuperà della “vocazione e della missione della famiglia nel mondo contemporaneo”. Si prepara, dunque, un anno di confronto e di dialogo, che la comunità di fedeli e le Chiese locali vivranno nell’attesa di risposte definitive, come viene ricordato nelle conclusioni della Relatio Synodi. E’ in gioco per la Chiesa la sfida ardua di riuscire a “prestare orecchio ai battiti di questo tempo e a percepire l’odore degli uomini d’oggi”.

 

Ludovica Passeri

 

 


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