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16/11/24 ore

Eterologa, le Regioni rompono la melina del Governo


  • Francesca Pisano

Sulla Fecondazione eterologa serve una legge, anzi no: bastano alcune linee guida come argomentato in un manifesto-appello da autorevoli giuristi. La disputa va avanti da quando con una sentenza storica la Corte Costituzionale ha di fatto smantellato la legge liberticida in materia, la famigerata 40, aprendo definitivamente la strada al metodo - tanto osteggiato in Italia da un fronte politico-culturale (molto sensibile al vento d’oltretevere ) che pare avere la sua influente testa di ponte alla guida del ministero della Salute.

 

Infatti, Beatrice Lorenzin fin qui ha assolto come poteva al compito di fare ostruzionismo, in attesa di cavare magari il coniglio dal cilindro che depotenzi la decisione assunta dai giudici costituzionali. Emblematico in tal senso è stato il tiro e molla di inizio estate che portò addirittura all’annuncio di un imminente decreto governativo da emanare nell’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa agostana. Qualcosa poi deve essere andato storto, perché il provvedimento, ritenuto urgenza e necessario, non fu emanato, con buona pace dei proclami della ministra ex berlusconiana, che si affrettò comunque a dichiarare lo stop all’eterologa in attesa di una legge discussa e approvata in Parlamento.

 

Nelle more di una situazione in sospensione tipicamente all’italiana, si sta ancora procedendo in ordine sparso su un tema che investe tanti italiani. Così la Regione Toscana a luglio ha fatto da apripista deliberando il sì all’eterologa. Poi il 14 agosto, il tribunale civile di Bologna ha stabilito che si può procedere alla fecondazione eterologa senza altre autorizzazioni dato che «non c’è alcun vuoto normativo dopo la sentenza della Corte costituzionale» che ha cancellato il divieto, accogliendo il ricorso di due coppie non fertili stabilendo che possano ricevere i trattamenti con gameti di donatori. Infine, sulla base della delibera della Toscana dove in tanto sono iniziate le visite di consulenza per le prime coppie che hanno chiesto di effettuare questo tipo di fecondazione, la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha fondato sostanzialmente il documento approvato ieri in sessione straordinaria per uniformare in tutta Italia le procedure sul discusso metodo di fecondazione assistita.

 

Come sintetizzato dal post.it le linee guida approvate prevedono:

- che la fecondazione eterologa sia gratuita o sottoposta al pagamento di un ticket, dunque inserita nei Livelli essenziali di assistenza; - che le donne riceventi non abbiano più di 43 anni e siano cioè in età potenzialmente fertile;

- che tra donatori e riceventi ci sia una «ragionevole compatibilità»: «Non è possibile per i pazienti scegliere particolari caratteristiche fenotipiche del donatore, al fine di evitare illegittime selezioni eugenetiche. In considerazione del fatto che la fecondazione eterologa si pone per la coppia come un progetto riproduttivo di genitorialità per mezzo dell’ottenimento di una gravidanza, il centro deve ragionevolmente assicurare la compatibilità delle principali caratteristiche fenotipiche del donatore con quelle della coppia ricevente».

- per i donatori e le donatrici si prevede un limite massimo di 10 nati per ciascuno o ciascuna. La donatrice dovrà avere tra i 20 e i 35 anni e il donatore tra i 18 e i 40. La coppia che ha già avuto un figlio da eterologa potrà chiedere di avere altri figli con lo stesso metodo e dallo stesso donatore o donatrice;

- prevede anche che siano condotti precisi test ed esami clinici per i donatori e che venga istituito un apposito registro.

- il donatore e la donatrice resteranno anonimi: «La donazione deve essere anonima (cioè non deve essere possibile per il donatore risalire alla coppia ricevente e viceversa). I dati clinici del donatore/donatrice potranno essere resi noti al personale sanitario solo in casi straordinari, dietro specifica richiesta e con procedure istituzionalizzate, per eventuali problemi medici della prole, ma in nessun caso alla coppia ricevente. L’accessibilità alla informazione sarà gestita informaticamente con il controllo di tracciabilità. I donatori/donatrici non hanno diritto di conoscere identità del soggetto nato per nato per mezzo di queste tecniche e il nato non potrà conoscere l identità del donatore/donatrice».

 

Intanto il ministro della Salute ha colto l’occasione per ribadire la necessità di "una legge parlamentare per due motivi: per dare una copertura economica alle Regioni che avranno bisogno di una stabilizzazione strutturale e per l’istituzione del registro nazionale dei donatori che ci permetta la tracciabilità dei gameti e soprattutto la certezza che uno stesso donatore non faccia più di un tot di donazioni da cui possa nascere un numero imprecisato di bambini".

 

Dal sapore quasi apocalittico, invece, la presa di posizione di alcuni esponenti del centrodestra. Per Maurizio Sacconi del Nuovo centro destra "vi è infatti una manifesta esigenza di tracciabilità internazionale di queste donazioni allo scopo sia di verificare le possibili patologie di cui potrebbero essere portatrici che di evitare odiose pratiche commerciali su uomini e soprattutto donne costrette alla donazione dalla povertà. Colpisce il vincolo della omogeneità del colore della pelle dei genitori con quello del donatore - conclude Sacconi -. Si apre inesorabilmente un’idea di selezione della specie umana che può avere sviluppi prevedibili e imprevedibili". 

 

Paola Binetti dell’udc ha sottolineato, dal canto suo, che "l’accelerazione di queste ultime ore da parte delle Regioni sembra sollecitata da logiche estranee alla tutela dell’interesse esclusivo e superiore del bambino o al sostegno e all’incremento della natalità. Allo stato attuale nessuna struttura è autorizzata per l’eterologa. La Consulta non è entrata nel dettaglio del come praticare l’eterologa: ha solo affermato che è legittimo il ricorso a questa pratica e che quindi spetta ora al legislatore individuare i modi più efficaci per risolvere problemi senza crearne altri. Serve una legge. E ciò richiede tempo».

 

Di tutt’altro avviso  l’avvocato Filomena Gallo, per la quale “il vento è cambiato: i cittadini sono consapevoli dei loro diritti e non rinunciano più all’esercizio degli stessi: è ora che la politica si faccia carico, come non fa da tempo, delle libertà spesso limitate in materia di inizio e fine vita".

 

Per il segretario dell’Associazione Coscioni, “il via libera delle Regioni alla fecondazione eterologa nei centri pubblici e privati, in conformità alla sentenza 162 della Corte Costituzionale, rappresenta il fallimento di questo Governo e del Parlamento nel far rispettare un dispositivo costituzionale”.

 

Gallo ha sollecitato il Ministro Lorenzin affinché “trovi il tempo di aggiornare le linee guida della Legge 40 come previsto dalla legge stessa; tale revisione risulterà ancora più immediata visto il gran lavoro già fatto dagli esperti delle società scientifiche e dalle Regioni che per dare risposte concrete ai pazienti sono già intervenute. Siano inoltre aggiornati i Livelli essenziali di assistenza entro il 31 dicembre, atto da cui sono escluse molte patologie tra cui l'infertilità e la sterilità, patologie ancora non riconosciute che vedono, solo grazie ai fondi stabiliti dalla Legge 40, l'applicazione delle tecniche di PMA nelle strutture pubbliche”.

 

Per Gallo “è il momento di cancellare gli ultimi divieti della legge 40, in primis il divieto di ricerca sugli embrioni non più idonei per una gravidanza e il divieto di accesso alle tecniche per le persone fertili ma portatrici di patologie genetiche e cromosomiche”. 

 

 


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