I versi che scrivo per Agenzia Radicale appartengono allo stesso tempo della lettura: li scrivo nell’urgenza d’interpretare la storia, scrutarne il volto di sfinge, contrastarne la dissimulata violenza. Raramente ho pubblicato su queste pagine, versi pensati in un contesto lontano, come sono - questa volta - quelli che ho tratto dal mio “Il silenzio nudo”, edito dall’Associazione Culturale La Luna (direttore letterario Eugenio De Signoribus), 2012. Non c’è limite al furore: oggi, domenica 3 aprile 2022, i giornali hanno riportato la notizia che i russi, arretrando da Kiev, hanno minato i corpi morti dei soldati ucraini, per farli scoppiare quando qualcuno si fosse avvicinato a seppellirli.
RINO MELE
Solo questo è la guerra
La bocca dipinta di rosso
e arancio, le gambe larghe, le cosce
bianche di farina
e neve, le hanno tagliato i capelli, smussato
Il naso, ferito i seni, segato
le dita delle mani, e i piedi straziati,
ma è ancora bella, sembrava
ridere quando un soldato
ubriaco per darle pace, un giorno
uguale a questo, l’ha annegata.
Il vento, l’urto
nella danza, un piede alzato e l’altro
fermo nell’inchino. Le madri
hanno il ventre largo delle cagne,
Il suono cavo tra le rocce
quando il mare si ritira, aspettano
che il figlio torni dalla guerra per sentirlo
raccontare. Di notte a volte
appare, morto, allora lo gettano nel forno,
piano per non fargli male,
lo addormentano
addormentate, sentono cantare l’alba
la sua voce. La casa è vuota,
Il cortile con l’erba alta, i padri sempre
per strada, nessuno sa
chi sia quell’uomo calvo, gli occhi rossi,
caduto come un topo dall’orlo
del sonno nel fosso, nell’acqua calda
della tinozza dove una donna
si lava le braccia,
e urla piano.
- Poesì di Rino Mele. Intorno al fuoco nel buio (Agenzia Radicale)
- Poesì di Rino Mele. I morti a teatro (Agenzia Radicale)
- Poesì di Rino Mele. I balconi di Mariupol (Agenzia Radicale)
- Poesì di Rino Mele. Terrificante veder morire (Agenzia Radicale)
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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud", ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Dal 2009 dirige la Fondazione di Poesia e Storia. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.
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