L'Ucraìna è stretta tra molti corpi, confina con sette nazioni in un difficile equilibrio di relazioni: Russia (sia a Nord-Est che a Est) e, poi, Moldova, Romania, Ungheria, Slovacchia, Polonia, Bielorussia. La guerra che sulla sua terra si è sviluppata con l'invasione da parte della Russia è un devastante incubo, il mondo vive uno stato di sospensione, la terrifica attesa che si ritorni nel delirio da cui illusoriamente pensavamo d'esserci allontanati.
RINO MELE
Intorno al fuoco nel buio
Izyum è una piccola città dell'Ucraìna,
è stata perduta, ripresa,
i carrarmati si muovono sul ghiaccio che s'è sciolto,
chi viene
inseguito
si mette di lato, finge di scomparire, chi muore
non sa cosa sia morire,
corre nella memoria di qualcuno, si siede per terra,
culla il bambino che è stato, lo chiama per nome,
risponde
a se stesso: chi muore
trascina tutti con sé, come il naufrago che
annegando
ha la percezione che sia il mare a sprofondare.
A metà del 1940, l’Italia
dichiara guerra
alla Gran Bretagna e alla Francia,
e fu come aprire una diga per farsi seppellire
da un immenso muro d'acqua
verticale.
Non ci bastavano le morti
delle inutili conquiste africane, dovevamo
ancora aggiungere altra violenza al nostro
dimenticare:
ora assistiamo esterrefatti al delirio di sottrarre altra
vita.
In Ucraìna più di mille bambini scomparsi:
il genocidio è tagliare
i teneri rami,
gettarli lontano ad attecchire, o a bruciare. La guerra
è entrare in una non illuminata
stanza
di tortura, dal soffitto alto che all’improvviso diventi così
basso da non poterti alzare,
una stanza larga
come un'illimitata pianura di neve
che a stento ti contiene. In quella stanza, una macchina
ti strappa la carne,
disarticola le tue ossa:
hai la bocca stretta da un morso da cavallo, e
non puoi gridare.
Lontani, tra rassicuranti pareti, nella torrenziale voce di
un anestetizzante televisore,
anche noi, distratti, abbiamo un coltello nella mano.
Davanti ai nostri occhi
inutilmente vola la rondine, piange nel latte il bambino.
- Poesì di Rino Mele. I morti a teatro (Agenzia Radicale)
- Poesì di Rino Mele. I balconi di Mariupol (Agenzia Radicale)
- Poesì di Rino Mele. Terrificante veder morire (Agenzia Radicale)
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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud", ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Dal 2009 dirige la Fondazione di Poesia e Storia. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.
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