Pubblichiamo di seguito la lettera che Marco Pannella ha inviato al direttore de 'Il Tempo', Gian Marco Chiocci, per ringraziarlo dell'impegno dimostrato con l'inchiesta su carcere e giustizia e per sottolineare ancora una volta l'importanza cruciale di firmare i 12 referendum radicali.
Caro Direttore, caro Gian Marco,
grazie davvero per l’inchiesta che hai messo in cantiere sulla "mala-giustizia" italiana; approfitto subito (e coscientemente abuso) dell’opportunità che mi offri per dire ai lettori de "Il Tempo" che abbiamo ancora pochi giorni per firmare i 12 referendum radicali.
Qui ne posso elencare solo i titoli: per la responsabilità civile anche per i magistrati; perché i magistrati fuori ruolo tornino al loro lavoro originario e non facciano come accade i consulenti di ministeri, enti vari, ecc; per limitare l’uso abnorme della custodia cautelare; per eliminare l’ergastolo, come ha fatto papa Francesco a Città del Vaticano; per la separazione delle carriere: diceva Giovanni Falcone che solo separando le carriere del Pm e del Giudice si avrà obiettività e serenità di giudizio.
E ancora: abolizione del finanziamento pubblico ai partiti; per eliminare i 3 anni di separazione obbligatoria prima di ottenere il divorzio; per abrogare le norme che ostacolano lavoro e soggiorno regolare degli immigrati; per lasciare allo Stato le quote dell'8 per mille di chi non esprime una scelta; per eliminare la carcerazione per fatti di lieve entità previste dall'attuale legge anti-droga.
È possibile, probabile, che molti lettori concordino solo in parte con gli obiettivi dei referendum. Dico loro, fate come Berlusconi: «Firmo i sacrosanti referendum sulla Giustizia e anche altri su cui non sono d’accordo: per auspicare il diritto di tutti i cittadini italiani, del popolo, di potere la primavera prossima votare in coscienza come vorranno, pro o contro, ciascuno di questi 12 importanti quesiti».
Caro Gian Marco, nel glorioso giornale di Angiolillo, Mattei, Letta e tanti altri, hai subito dato la tua "impronta", con l’inchiesta su carcere e giustizia. Ci fai sentire meno soli, nel dar voce alla comunità carceraria: i 67mila detenuti e le loro famiglie, metà dei quali in attesa di giudizio, e tantissimi di loro verranno dichiarati poi innocenti; ma anche gli agenti della polizia penitenziaria, i volontari, i cappellani, i direttori delle carceri…
Sai, sapete, per esempio, quanti agenti di polizia già si sono tolti la vita negli ultimi 10 anni? Più di cento, e continuano. Allora, caro Direttore e lettori: ce la date oggi una mano per raccogliere le firme per rendere possibile la tenuta di questi referendum? È questione di ore, più che di giorni… Grazie.
Marco Pannella
(da iltempo.it)
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