Cosa sarebbe accaduto a parti invertite? Quale putiferio mediatico avrebbero scatenato i 5 stelle, se fossero stati all'opposizione, dopo una notizia del genere? E così via... questa retorica rischia di accompagnarci per tutta la legislatura, ogni volta che i protagonisti del “cambiamento” andranno a sbattere sui sacri principi che hanno sedotto tanti italiani.
Ne abbiamo avuto già qualche esempio a poco più di un mese di vita dell'alleanza giallo-verde. Il recente caso della compaesana segretaria particolare del ministro Di Maio, assunta con un contratto da alto dirigente della P.A., ci dà un'ulteriore conferma in tal senso.
Intendiamoci, non essendo affetti da invidia sociale presente nel grillismo, non possiamo che rallegrarci per la fulminante carriera della giovane ventiseienne, ex tirocinante assistente e risolutrice di problematiche complesse.
Luigi Di Maio avrà avuto ottime ragioni nel prendere una decisione del genere. In primis – come lo stesso vice premier racconta rispondendo alle polemiche seguite allo “scoop” del Giornale – c'è la comprovata onesta onestà ta ta ta di tale Assia Montanino da Pomigliano d'Arco. Di fronte a questa, sempre giù il cappello. Poi c'è la capacità e il merito. Anche su questi aspetti non si può dubitare che sia stata fatta la scelta giusta, ponderata e in piena libertà, come è nelle legittime prerogative di un ministro.
Accadevano probabilmente cose simili in passato, senza che ci fosse lo stesso clamore. Accade oggi, in perfetta continuità e con buona pace del cambiamento. Non sappiamo se alla stessa modica cifra di oltre 70 mila euro all'anno. Ma tanto paga Pantalone. (A.M.)
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