Al Festival del Film di Roma è il tempo di una commedia nera in 5/4. E a suonare le (belle) immagini è finalmente un italiano. Guido Lombardi, esordio al cinema con ‘Là bas - Educazione criminale’ (2011), ha infatti presentato in concorso il suo ’Take Five’ (dal celebre pezzo di Dave Brubeck dall’irregolare tempo quintuplo in cinque beat), noir partenopeo ambientato in una Napoli stanca e criminale, e chiaramente devoto, ma non sottomesso né debitore, a quei ‘Soliti Ignoti’ che Monicelli portò in scena più di 50 anni fa.
Uno ‘spaghetti gangster’, come ha definito il film lo stesso regista, girato con una estrema cura dei dettagli e lontano mille miglia dai disperati drammi sociali tanto cari al cinema nostrano. Gaetano, Peppe (detto ‘O Sciomèn), Ruocco, Sasà e Carmine sono 5 uomini con poco o niente in comune, un gruppetto di ‘assoli irregolari’ che (soprav)vivono nella città più Jazz che esista, Napoli: un gangstes depresso, un ricettatore un pugile squalificato a vita, un fu rapinatore ora fotografo di matrimoni e un idraulico con il vizio del gioco. Tutti uniti da una rapina in banca.
Puntanto l’occhio divertito del cinema su attori che hanno mantenuto il loro nome anche nella finzione e che “non potevano essere che loro”, Lombardi costruisce un’opera di ampio respiro, leggera, in cui l’evidente piacere della messinscena incontra una perfetta direzione degli attori e una accattivante scrittura.
Un film che potrebbe inizialmente trarre in inganno, facendo pensare all’ennessima racconto in salsa malavitosa ispirato al mastodontico Gomorra in cui la camorra la fa da padrona, ma che quasi subito ingrana la marcia in più del distacco ironico e più umano da un mondo che non è certamente semplice (né tantomento sempre interessante) rappresentare esattamente così com’è.
Gli ex delinquenti senza arte né parte di Lombardi hanno il potere di regalare un volto buffo ad una città e ad una realtà che finora non è mai stata dipinta se non con i toni della più assoluta disperazione e della resa: ‘Take Five’ è invece totalmente costruito sull’umanità dei suoi 5 straordinari protagonisti, attingendo e giocando con un genere, quello del noir cupo e crudo, che si rivela qui originale e dinamico, violento e divertente al punto giusto, mai pretestuoso.
Unico neo, forse il finale ‘doppio’ un po’ inaspettato e ambiguo, che nulla toglie però alla rincuorante opera di Lombardi, perfettamente in grado di ottenere i dovuti riconoscimenti in questo Festival per poi puntare con grinta al mercato internazionale.
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