La luce filtra da maestosi alberi, si abbatte sui visi ridenti, sui piedi nudi ed esplode in risate annaffiate di alcol, desideri ed altalene. Abbagliano, i primi minuti di 'Entre nos', il film dei brasiliani Paulo e Pedro Morelli presentato in concorso al Festival del Film di Roma; abbaglia la sua fragilità, il suo entusiasmo, la sua 'ricerca del tempo perduto'.
La luce filtra da maestosi alberi, si abbatte sui visi ridenti, sui piedi nudi ed esplode in risate annaffiate di alcol, desideri ed altalene. Abbagliano, i primi minuti di 'Entre nos', il film dei brasiliani Paulo e Pedro Morelli presentato in concorso al Festival del Film di Roma; abbaglia la sua fragilità, il suo entusiasmo, la sua 'ricerca del tempo perduto'.
Immerso in giorni di verde e libertà in una lontana casa di campagna, un gruppo di giovani amici decide di scrivere delle lettere indirizzandole a se stessi e seppellendole poi con la promessa di rileggerle dieci anni dopo. Poi il punto di rottura, un incidente fatale, e la vita corre e separa. Fino al giorno in cui ci si ritrova lì, a rileggere fogli ammuffiti sottoterra e guardarsi alla luce di quel 'Grande freddo' di cui raccontava Lawrence Kasdan.
Il passaggio da un'età ad un altra, i segreti che si accumulano, le frustrazioni che divorano, le vecchie passioni che galleggiano: le immagini del duo (padre-figlio) Morelli costruiscono senza eccessive pretese e con un tocco di malinconica poesia – quella saudade che ancor si canta – una storia di amicizia e amore, di sogni sotterrati assieme alla giovinezza e tradimenti alimentati da illusioni e desideri.
A sostenere un impianto narrativo fin troppo semplice (o semplicistico?) nella sua evoluzione – nonostante il costante gioco di equilibrio tra i vari generi caratterizzato da momenti di piacevole leggerezza e altri di sospesa drammaticità – aiuta il potente richiamo alla letteratura in primis, (ma anche alla musica e al cibo), modellatosi intorno a dialoghi serrati, ma poco presuntosi, che scandiscono piacevolmente il tempo del film.
'Entre nos' risulta così immediato, eloquente, seppur velatamente intriso di un'ambizione che non riesce a perseguire con la stessa tenacia nel corso dei suoi 97 minuti: ancorata a forti archetipi, forse, la pellicola - come la vita - rimane a volte bloccata nella sua giovinezza, caricata di (eccessiva) goliardia, di sfacciata speranza, per poi perderne in freschezza ed espressività, infrangendosi, come i suoi protagonisti, nelle mille schegge di sé, in quei passati che non si possono né cancellare né continuare a cullare. Non un capolavoro, ma un film sincero.
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