di Dario Caputo
La mafia uccide, da sempre, l’uomo dimentica, come sempre: è questo, purtroppo, il dualismo che dovrebbe, da tutti, essere distrutto. Le vittime dimenticate ormai non si contano davvero più e le loro storie sono catalogate come secondarie rispetto a quelle più importanti e di clamore ma, come tutti sappiamo, questo non è vero, mai.
Le storie di cui parliamo in queste rubriche settimanali vanno fatte conoscere e per questo noi le raccontiamo, vanno urlate al mondo e vanno fatte ascoltare anche ai sordi: ora, questa settimana, parliamo di un’altra giovane ragazza uccisa dalla mafia, il primo femminicidio della storia e parliamo della 17enne Anna Nocera.
Le sue sono umili origini, nacque a Palermo nel 1861; proprio in quel periodo, in quell’area della nostra Penisola, il Ministro dell’Interno dell’epoca, il garibaldino Giovanni Nicotera, inviò il Prefetto Antonio Malusardi per combattere, stanare e sconfiggere importanti sacche mafiose che stavano già insanguinando quell’area della Sicilia.
La prima guerra di mafia di cui abbiamo notizia è proprio quella legata al controllo dell’acqua e tutto questo causò una lunga scia di morti: la giovanissima Anna iniziò a fare dei piccoli lavoretti come domestica nelle case dei nobili della zona e, dopo le prime esperienze, trovò lavoro in casa della famiglia degli Amoroso: la ragazza, purtroppo, non sa che quelle persone per le quali presta servizio come domestica, sono dei veri e propri mafiosi riconosciuti come la famiglia di Porta Montalto.
Lei, inconsapevole di tutto questo scenario, svolse il suo lavoro di domestica con molta dedizione e costanza, si fece apprezzare dall’intera famiglia e, una dei figli degli Amoroso, Leonardo, iniziò a corteggiarla, a farle delle vere avances. Lei all’inizio fu molto schiva in tal senso ma poi, con il passare del tempo, iniziò un po' ad esserne lusingata: la ragazza, dai modi gentili, di bell’aspetto, iniziò però poi a cambiare atteggiamento nei confronti di queste avances proprio quando questi atteggiamenti iniziarono a diventare fin troppo insistenti e con modi altrettanto bruschi.
Proprio per questo motivo Anna decise di lasciare quella casa e quel lavoro ma la sua famiglia, viste le condizioni di povertà in cui versavano, la spinsero a ritornare sui propri passi e la ragazza rientrò così a casa Amoroso, diciamo non proprio con il sorriso sulle labbra. Leonardo continuò così, imperterrito, a corteggiare, anche in modo non troppo amorevole e gentile, la ragazza che, alla fine, purtroppo, fu costretta a cedere a queste continue avances e, a soli 17 anni, rimase incinta del figlio degli Amoroso.
La famiglia della povera ragazza conobbe così l’onta del disonore e, per paura di possibili atti di repressioni da parte della famiglia mafiosa, fu costretta a chiudersi nel silenzio e, soprattutto, in difesa della figlia. La ragazza, con il bambino in grembo, a quel punto, chiese a Leonardo di potersi unire in matrimonio, un vero e proprio matrimonio riparatore, ma il giovane Amoroso continuò sempre, anche infastidito, a dir di no, fin a quando, scocciato dalle continue e scoccianti, a parer suo, richieste della ragazza, decise di agire a suo modo.
Arriviamo quindi, purtroppo, al 10 marzo 1878 quando la ragazza sparì nel nulla: la mattina lasciò la sua casa natia, salutò i genitori con il bambino in grembo per recarsi dagli Amoroso e, purtroppo, non rientrerà mai più. I suoi poveri genitori, la sera, non vedendola rientrare a casa, si preoccuparono e, alla fine, caddero nel dolore più grande nel capire che la loro amata figlia era stata uccisa, fatta sparire e sepolta chissà dove, proprio da Leonardo Amoroso.
Nell’agosto del 1883 iniziò un lungo processo proprio ai fratelli Amoroso che erano in lotta con un’altra famiglia mafiosa siciliana, i Badalamenti: durante quest procedimento penale gli Amoroso vennero accusati di molti omicidi, tra cui anche quello della povera Anna: Lorenzo, uccidendo e facendo sparire il corpo della ragazza, non si fermò neanche davanti al fatto che nel grembo di quella ragazza che lui stava uccidendo vi era proprio suo figlio, proprio a rendere palese il cuore vuoto dei mafiosi.
L’intero procedimento, proprio per la storia di Anna, raccolse attorno a sé tanto clamore di pubblico, di stampa italiana ed estera: tanto interesse che servirà poi a creare quella continua lotta contro la mafia che, nel corso degli anni, si alimenterà sempre di più; tutto questo per non dimenticare.
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