di Shady Hamadi
(dal blog La Città nuova Corriere della Sera)
Sembra che la guerra in Siria sia cominciata la mattina del 21 agosto, quando le immagini della strage chimica nella periferia di Damasco, Ghuta, hanno fatto il giro del mondo. Obama lo aveva detto mesi fa “esiste una linea rossa che non deve essere superata: quella dell’uso delle armi chimiche, altrimenti interverremo”.
Se non fossero state usate, Assad avrebbe potuto continuare ad ammazzare il suo popolo. Questo è accaduto. Per due anni e mezzo, in Siria la gente è morta uccisa dalle armi convenzionali nella più bieca indifferenza. Per tutto quel tempo, la teoria predominante degli analisti politici internazionali, anche nostrani, è stata: “Meglio non far nulla, aspettiamo gli eventi”.
Così, dal marzo del 2011, a una rivoluzione per la libertà si è accavallata una guerra, poi una guerra confessionale, poi una guerra geopolitica tra blocchi contrapposti e una guerra morale, combattuta tra chi cerca la verità e la giustizia, e chi vuole affossare quello che succede. Ma il nodo della questione, oggi, non è presente tra quelli appena elencati. Il vero dibattito oggi è “Obama interverrà o no?”.
Così, i pacifisti che hanno latitato per due anni e mezzo, riemergono dalle acque della loro indifferenza e si “scoprono” indignati per degli aerei americani che potrebbero bombardare la Siria. Eppure, mentre scrivo queste righe, gli unici aerei che bombardano la Siria, da oltre 800 giorni, sono quelli siriani! Questi aerei, però, non sembrano indignare il movimento pacifista, né le bombe sganciate da questi aerei, ci hanno fatto percepire il conflitto più vicino a noi, anche se questo Damasco dista quattro ore di volo da Milano.
Si chiede che gli Stati Uniti non intervengano, che non facciano un’altra “guerra umanitaria”, ma nello stesso tempo un intervento straniero in Siria è già in atto, portato avanti da Iraniani e Hezballah. Potremmo dire che i siriani muoiono uccisi da pallottole russe, sparate da fucili russi e anche italiani, imbracciati da siriani e libanesi i quali godono della compagnia di addestratori iraniani.
Perché solo oggi si invoca la pace? Perché solo oggi, di fronte allo spettro di un intervento americano, ci si sente in pericolo? Perché non si è innalzata la richiesta di Pace il 25 maggio del 2012, quando decine di bambini a Houla, Homs, furono tagliati a pezzi? Perché non ci si è indignati come in questi giorni di fronte ai massacri a Homs, Aleppo, Taftanaz e cento altri?
Come ho scritto al Papa su Famiglia Cristiana oggi, io digiunerò; ma dentro il mio cuore griderò il nome del colpevole che ha portato la Siria in un baratro: Assad.
- Siria, dov'è la felicità di Francesca Pisano