Sorriso: “Sinceramente mi viene da ridere pensando che la sinistra, con generosa caparbietà, stia commettendo lo stesso errore che commette da vent’anni: regalare alla destra il tema della riforma della giustizia e perdere un’altra occasione per dimostrare che la gauche italiana ha, come va di moda dire, rottamato il giacobinismo”.
Giovanni Orsina insegna Storia contemporanea alla Luiss e ha da poco scritto per Marsilio un libro di successo su tutto ciò che in questo ventennio la sinistra non ha capito del berlusconismo – inteso come fenomeno politico capace di conquistare voti al netto dei giochi pirotecnici messi in scena dal Cavaliere durante la campagna elettorale.
La tesi di Orsina è che al centro dell’agenda Tafazzi seguita dal 1994 a oggi dal centrosinistra con una certa ortodossia ci sia l’incapacità mostrata dal Pd e dai suoi avi di emanciparsi da un certo giustizialismo chiodato e di strappare dalle mani del Cav. l’arma della lotta contro la giustizia ingiusta.
In questo senso, la scelta del Pd di non far propria con tutti i mezzi a disposizione la battaglia per riformare la giustizia (e dunque di non firmare i referendum radicali), di non condannare episodi come quello registrato domenica sera alla festa del Pd di Cortona (dove alcuni Radicali sono stati cacciati perché raccoglievano firme per lo stesso referendum firmato da Berlusconi) e di offrire ancora una volta al centrodestra temi come la separazione delle carriere, la responsabilità civile dei magistrati e l’abuso della custodia cautelare mettono il centrosinistra di fronte a un’evidenza: non riuscire, come ricorda Orsina, a togliersi di dosso l’idea che il Pd sia ostaggio del partito dei magistrati.
“Sono convinto che fino a quando la sinistra dimostrerà di non essere schiava del tic per cui se una cosa la fa Berlusconi quella cosa puzza, per il centrodestra ci saranno sempre una serie di temi sui quali giocherà una partita senza avversari. E il fatto che il Pd, e un leader che sostiene di voler rottamare la vecchia sinistra come Renzi, non riesca a volare più in alto e a separare i contenuti (la giustizia) dal contenitore (Berlusconi) è indice di un clamoroso deficit identitario.
Un deficit che aiuta gli elettori a credere che la sinistra non solo non sia interessata a riformare la giustizia ma sia anche cieca di fronte a un principio elementare: non capire che nei contenziosi tra stato e cittadino la colpa qualche volta è anche dello stato, e non solo del cittadino. Per la sinistra questo discorso è un tabù, ed è a causa di questo tabù che quando i Fassina fanno affermazioni elementari e dicono, per esempio, che ‘c’è gente che evade per necessità’ a sinistra gli si attaccano al collo.
Firmare i referendum – conclude Orsina – e contendere alla destra la battaglia contro la giustizia ingiusta significherebbe invece riuscire a fare una cosa semplice: dimostrare di essere un partito con una identità forte, di non essere accecati dall’antiberlusconismo, di voler risolvere i problemi legati ai cortocircuiti giudiziari e creare le condizioni per fare una cosa che, anche a causa dei tabù legati alla giustizia, sono vent’anni che la sinistra non riesce a fare: conquistare anche gli elettori di centrodestra.
E se Renzi volesse davvero raggiungre questo obiettivo non capisco che cosa aspetti a intestarsi la battaglia e andare a un banchetto radicale per firmare contro la giustizia ingiusta. Proprio come il Cav.”.
Claudio Cerasa - @claudiocerasa