Niente “clausola di coscienza” per i sindaci che si oppongono alle nozze gay: è quanto stabilito dal Consiglio costituzionale francese, a cui si erano rivolti proprio alcuni primi cittadini per chiedere di appurare se fosse conforme o meno alla Costituzione l'assenza nella legge del 18 maggio 2013, di disposizioni che garantiscano la libertà di coscienza dei funzionari dello stato civile contrari al matrimonio omosessuale.
I giudici hanno dichiarato che i sindaci non possono appellarsi alle proprie credenze morali e religiose nello svolgere la celebrazione delle nozze: non prevedendo alcuna clausola di coscienza al momento del voto della norma – spiegano i 'saggi' – il legislatore ha inteso assicurare l'applicazione della legge da parte dei suoi agenti e garantire così il buon funzionamento e la neutralità del servizio pubblico dello stato civile”.