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16/11/24 ore

Carceri e Giustizia, bocciate dall'Europa rimandate da Renzi


  • Ermes Antonucci

Il Consiglio d’Europa conferma la situazione di flagranza criminale dello Stato italiano, ricordando, ancora una volta, che il nostro Paese è il primo tra i 28 dell’Ue per sovraffollamento carcerario e numero di detenuti in attesa di giudizio. Un doppio record della vergogna, che, però, nonostante il clima da campagna elettorale europea, continua a non suscitare alcuna reazione da parte della politica e dei media.

 

Secondo il rapporto del Consiglio d’Europa, nel 2012 – dunque un anno prima che la Corte di Strasburgo condannasse, con la nota sentenza Torreggiani, il nostro Paese per il sovraffollamento carcerario e stabilisse un ultimatum per il ritorno nella legalità fissato al prossimo 28 maggio – nelle carceri italiane vi erano 66.271 detenuti per 45.568 posti disponibili, con un rapporto quindi di 145 carcerati per ogni 100 posti. Peggio dell’Italia fa solo la Serbia, con un rapporto di quasi 160 detenuti per ogni 100 posti (mentre la Grecia, seconda nel rapporto 2011 non ha inviato i dati per il 2012 e non compare così nella classifica).

 

Il secondo primato riguarda, come dicevamo, il numero dei detenuti in attesa di giudizio. Anche qui l’Italia è prima tra i 28 paesi della Ue (terza tra i Paesi del Consiglio d’Europa), con 12.911 detenuti in attesa di giudizio. Un altro doppio record, peraltro, riguarda la popolazione carceraria straniera: l’Italia nel 2012 è stato il primo Paese per numero di detenuti stranieri nelle sue carceri (23.773) e per numero di detenuti stranieri in attesa di giudizio (10.717). Il merito di tutto ciò, come sappiamo, è da ricondurre in buona parte alle scellerate leggi Fini-Giovanardi e Bossi-Fini (che gli ignorati referendum radicali, tra l’altro, si proponevano di abolire).

 

La violazione dei diritti umani di chi vive nelle carceri, insomma, continua. A rendere ancor più sconfortante il quadro disastroso della giustizia italiana dipinto dal Consiglio d’Europa ci pensa anche un’inchiesta dell’Espresso sulla corruzione che ormai si starebbe diffondendo a macchia d’olio nei tribunali nostrani.

 

L’inchiesta sul “mercato delle prescrizioni”, per citarne solo una, su cui ha lavorato la procura di Napoli, il Tribunale e la Corte d’Appello partenopea, ha tracciato una situazione paradossale in cui imputati e funzionari del palazzo di giustizia mercanteggiano un rinvio dell’udienza, un “ritardo” nella trasmissione di atti importanti, o persino la sparizione di carte compromettenti. “Prezzi trattabili, dottò…”, e via con soldi, mazzette, trattative.

 

La Commissione Europea per l’efficacia della giustizia (CEPEJ) conferma, seppur indirettamente, la diffusione della corruzione nelle aule di giustizia italiane: su trentasei Paesi analizzati dalla Commissione, rispetto all’Italia solo in cinque nazioni si contano più procedimenti contro i magistrati.

 

La situazione incivile e disumana del sistema giustizia, tuttavia, non sembra preoccupare la politica italiana e anche il sistema mediatico (a parte, come si è visto, alcune eccezioni). Passate poche ore, ad esempio, la notizia relativa al disonorevole primato del nostro Paese è già sparita dalle prime pagine di alcuni grandi quotidiani italiani (come il Corriere della Sera e il Fatto, che preferisce dare lo scoop dell’ ”ultimo detenuto in permesso premio evaso dal carcere di Bollate”) o è comunque relegata ai loro margini (come su Repubblica, dove già in serata la notizia è ritenuta meno importante dei “10 consigli per postare foto “da acchiappo””).

 

Dalla politica un silenzio tombale. L’iperattivo Renzi, impegnato a sistemare coraggiosamente, giorno dopo giorno, ogni male del Paese, neanche ritiene di dover commentare la notizia. Nessun tweet, nessun impegno sul prossimo calendario (riforma della giustizia, dunque, rimandata come da programma a giugno, cioè dopo il limite stabilito dalla Corte di Strasburgo).

 

Insomma, l’unico modo per indurre il premier ad intervenire con il suo giovanile entusiasmo e la sua volontà rottamatrice su questo tema – la flagranza criminale dello Stato italiano contro i diritti umani e lo stato di diritto – sembra essere quello di lanciare una banana ai detenuti dietro le sbarre, sperando sempre che qualcuno immortali il momento. Altrimenti non è cool, e Renzi se ne frega.


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