L’entrata in scena di Massimo D’Alema nell’esplosivo spettacolo fornito dal Partito Democratico – come avevamo sottolineato pochi giorni fa – era più che prevedibile, così come il fatto che difficilmente si sarebbe assistito ad una sua immolazione in favore di Bersani.
Il faccia a faccia fra l’ex presidente del Copasir e il sindaco Matteo Renzi, che ha definitivamente lasciato gli ormeggi e lanciato la sua sfida alla leadership del partito, ha fornito elementi di riflessione di non poco conto, innanzitutto perché avvenuto tra i rappresentanti delle due correnti che maggiormente hanno contribuito a dilaniare il Pd nell’ultimo anno.
Il leader Massimo ha provato a lanciare da Palazzo Vecchio rassicuranti segni di distensione, negando “nel modo più assoluto” il rischio di una scissione interna, e giungendo addirittura ad affermare di “non aver mai attaccato Renzi”, nonostante per mesi abbia ringhiato nei suoi confronti (“Non sono un cane morto” dichiarò energicamente in campagna elettorale).
Ma c’è di più. La visita di D’Alema, con quel suo riferimento all’esclusione di Renzi dai “Grandi elettori” del presidente della Repubblica (“Quel voto è stato un errore”) – sul quale il sindaco fiorentino aveva duramente attaccato Bersani –, secondo alcuni rappresenta addirittura l’avvio di una sconvolgente intesa tra i due (ex?) acerrimi nemici per far fuori il segretario, evitare la scissione e cercare di uscire dall’empasse.
Neanche il tempo di ragionare, comunque, che nel Pd è emerso un altro aspirante leader. Si tratta di Fabrizio Barca, ministro per la Coesione territoriale del governo Monti, semi-sconosciuto fino ad una settimana fa ma che, dopo essersi iscritto in fretta e furia ai Democratici, ha già lanciato il suo manifesto per dar vita ad un “partito nuovo”.
Nostalgico del Pci – del quale il padre Luciano è stato un dirigente storico – e subito divenuto punto di riferimento dei “giovani turchi” piddini, Fabrizio Barca potrebbe secondo alcuni perfino costituire la figura attorno alla quale ricomporre l’unità dei gruppi dirigenti. Tutto ciò, magari, attraverso una cooptazione da parte della dirigenza stessa.
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