A proposito di falso cambiamento, ciò che non cambia in Italia, nemmeno per finta, è l'analisi post-voto, da sempre improntata quanto meno alla non vittoria, mai alla sconfitta.
In occasione dell'ultima tornata in Basilicata, Luigi Di Maio si è catapultato addirittura in loco per marcare il territorio e rivendicare l'insospettabile trionfo dei 5Stelle, se confrontato con i risultati delle ultime elezioni regionali, fermo restando il dato che porta comunque il Movimento a essere il primo partito nell'ex feudo dei fratelli Pittella.
Ai tempi della gloriosa prima repubblica non si arrivava a tanta patetica sceneggiata, ma comunque si pescavano financo risultati elettorali anti-diluviani pur di dimostrare – numeri alla mano – che in fondo tutto andava bene madama la marchesa. Si giocava sugli zerovirgola, perché allora l'elettorato, granitico e poco incline a cambiamenti travolgenti, non lasciava tanto spazio alla fantasia. Oggi invece ce ne vuole, di fantasia, per affrontare come se niente fosse la discesa in picchiata, dopo aver raggiunto l'apice il 4 marzo del 2018.
Nei recenti test elettorali locali il M5S ha in media più che dimezzato i voti ottenuti negli stessi luoghi alle ultime Politiche. Se la tendenza dovesse trovare più o meno conferma, alle prossime elezioni europee i pentastellati faticheranno a raggiungere il 20%, in linea per altro con quanto registrano i sondaggi. Dopodiché a Di Maio non resterà che andare a Bruxelles e gridare in diretta facebook: “abbiamo vinto!”. (A.M.)
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