Nel giorno in cui Matteo Salvini riceveva l'insperato regalo giudiziario per uscire persino come un eroe dal vicolo cieco della vicenda Diciotti, il Partito democratico, in testa Renzi, ha scelto di maramaldeggiare con l'annosa storia della doppia morale grillina.
Come se non se ne avesse abbastanza di una polemica sterile che non ha portato risultati il 4 marzo, si è scelto così di battere la grancassa su una caratteristica peculiare che evidentemente non dispiace agli elettori dei M5S.
È stata per questo ripescata una dichiarazione del passato di Luigi Di Maio, con cui si chiedevano le dimissioni dell'allora ministro degli Interni Alfano perchè indagato per abuso di ufficio, ed è partito il fuoco di fila sull'atteggiamento indulgente avuto questa volta nei confronti del leader della Lega.
La questione ha tenuto banco sui social media e nelle dichiarazioni ai giornali per l'intera domenica bestiale, fornendo ulteriore conferma dello stato in cui versa un partito senza idee che ancora oggi preferisce seguire uno schema perdente e inconcludente della campagna elettorale.
A giusta ragione si accusano i giallo-verdi di fare propaganda come se fossero all'opposizione e non al "governo del cambiamento". Peggio ancora, il Pd, o quel che resta, dà loro manforte agendo di conseguenza. (A.M.)
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