A volte proprio le questioni in apparenza di lana caprina sono quelle che meglio fotografano lo stato dell'arte. Così un saluto socievole, corredato magari da un abbraccio troppo affettuoso, rende esplicito – oltre al ridicolo - il diverso modo di intendere le cose.
Pisapia e il Campo avverso a Matteo Renzi non la pensano infatti allo stesso modo sul futuro da dare alla sinistra italiana. E se l'ex sindaco di Milano studia da novello “ulivista”, sognando minestre riscaldate, gli scissionisti fondano la loro velleitaria azione sul risentimento e la vendetta.
Come scrive Gramellini sul 'Corriere della Sera', “i fuoriusciti, a differenza di Pisapia, non vogliono allearsi con il Pd. Vogliono tornare ad abitarci, dopo averne cacciato l’invasore”; il quale, dal conto suo, fa “di tutto per attirare l’odio altrui”, come dimostra “anche un libro che, anziché un manifesto sul futuro, sembra un regolamento di conti con il passato...”.
Musica, questa, per le orecchie di Massimo D'Alema, che nel livore ci sguazza, avendo trovato per giunta terreno fertile in quello che in tutti i sensi si conferma – in continuità con la tradizione comunista dei suoi protagonisti - un campo regressista. (A.M.)
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