Si è parlato a più riprese in questi giorni di un “pericoloso precedente”, perché il ricalcolo dei vitalizi con effetto retroattivo, escogitato dalle menti illuminate del Pd renziano per scavalcare in proposito la truppa guidata da un comico che fa l'elogio della povertà dai resort di lusso in Kenia, rischia di investire anche le pensioni dei cosiddetti cittadini comuni.
Ma siccome conviene, se necessario, che i parlamentari restino cittadini non comuni, ecco il solerte emendamento che metterebbe al riparo dagli equivoci. Con esso – riportano le note di agenzia – si “esplicita che il ricalcolo interamente su base contributiva dei vitalizi dei parlamentari non potrà «in nessun caso essere applicata alle pensioni in essere e future dei lavoratori dipendenti ed autonomi»”.
Questo perché il vitalizio è un "privilegio" e non una pensione, salvo poi richiedere che ad esso si applichi in toto la legge Fornero. Ma quel tanto che basta a non danneggiare altre caste.
Insomma, da spudorati privilegiati, gli onorevoli - in preda a sindrome tafazziana – espiano la pena continuando a darsele indecorosamente “addosso”. (A.M.)
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