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26/12/24 ore

Beatrice Lorenzin, quel Fumo persecutionis


  • Antonio Marulo

Per una mamma il benessere e la salute dei propri figli è tutto. Fin dal test di gravidanza positivo, può scattare quell’istinto materno di protezione che fa smettere di fumare anche la più incallita delle dipendenti da nicotina. Quello stesso istinto che avrà colpito probabilmente Beatrice Lorenzin (ex fumatrice o meno non è dato sapere), dopo l’annuncio urbi et orbi della dolce attesa gemellare.

 

Potremmo spiegarlo così l’impegno totale profuso in queste ultime settimane dal ministro della Salute in difesa di tutti i bambini dello Stivale dal fumo passivo. O forse si tratta del classico buttarla in casciara con temi di facile presa mediatica, pur di far vedere che si sta facendo qualcosa, che spesso colpisce chi non sa come mettere mano al mare magnum di problemi del Servizio sanitario nazionale.

 

Del resto, Lorenzin si è finora più che altro distinta, nell’ordine: per la somiglianza (senza esagerare) con l’attrice Meg Ryan del noto film-commendia Harry ti presento Sally; per essere stata, tra le ex-berlusconione predilette, ministro del governo Letta in quota Nuovo Centro Destra, confermata tra lo stupore generale nel governo Renzi; per aver operato un “sano” ostruzionismo sulle linee guida della Legge 40 in materia di fecondazione assistita, contribuendo ad alimentare il casino in corso.

 

Troppo poco, non c’è che dire, per lasciare un segno indelebile nella memoria collettiva. Ecco quindi la proposta di vietare scene di fumo e sigarette in film e fiction, da inserire in un più articolato provvedimento che estenderebbe il vietato fumare nei luoghi pubblici introdotto con la Legge Sirchia dieci anni fa.

 

A questa bizzarra intenzione, scontate, sono seguite prima le polemiche di rito, poi la ritrattazione, pur se Lorenzin ha ritenuto doveroso ribadire la necessità di un confronto in proposito, perché – e qui sta il punto, dalla stessa sottolineato, su cui “dobbiamo essere tutti consapevoli” – “il fumo uccide”! (Non a caso c’è scritto pure sui pacchetti di sigarette venduti dai monopoli di Stato.)

 

In quest’ottica lodevole, buona e giusta, va considerata pertanto anche l’idea di vietare le sigarette in automobile, se a bordo si trova un minore di 18 anni, che Lorenzin vorrebbe inserire nel Decreto Legge di modifica al Codice della Strada (in attesa di studiare, magari chissà, il modo per beccare in flagranza di reato quei genitori nell’atto di sfumacchiare nelle abitazioni private al cospetto dei propri pargoli).

 

Un siffatto provvedimento renderebbe peraltro oltremodo impegnativo il compito dei vigili urbani, già alle prese con altre rogne. Possiamo infatti immaginarceli i loro sguardi rapidi negli abitacoli, per accertare che tutto proceda secondo norma, fra cintura di sicurezza, fumo furtivo e presenza eventuale di bambini a bordo. Di certo andrebbero predisposti dei corsi di specializzazione per il riconoscimento a vista degli adolescenti minori di età, per i casi in cui l’apparenza inganni. A meno che non si voglia paralizzare il traffico, bloccando per accertamenti tutte le auto con casi a rischio.

 

In alcune città, la caccia all’infrazione potrebbe essere comunque incentivata da norme ad hoc, come quella che il comune di Roma starebbe studiando per legare una parte dello stipendio della polizia municipale al numero di contravvenzioni. In altre città, invece, si rischierebbe di aggravare l’onere dei cosiddetti pizzardoni. Si pensi a Frosinone, dove l’amministrazione comunale, per ridurre l’inquinamento, potrebbe essere costretta a dotare i vigili di un cronometro per beccare chi incorra nel "divieto di sostare con il motore acceso per più di un minuto, anche se si è in coda al semaforo…"

 

Tutto questo ed altro, ovviamente, perché c’è in gioco la salute pubblica, in nome della quale i nostri legislatori- amministratori sono disposti talvolta a rasentare, oltrepassandolo, il limite umanamente sopportabile del ridicolo.

 

 


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