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16/11/24 ore

Aborto, alla Regione Lazio è un diritto poco garantito


  • Silvia Soligon

Nonostante in Italia esista una legge che consente alle donne di sottoporsi ad un'interruzione volontaria di gravidanza, le abitanti del Lazio hanno grandi difficoltà a poter usufruire di questo loro diritto. La situazione è talmente grave che l'Associazione Luca Coscioni e l'Aied (Associazione Italiana per l'Educazione Demografica) hanno depositato presso la Procura della Repubblica di Roma un esposto sulla violazione di questa legge, la numero 194 del 1978.

 

Attraverso l'esposto le due associazioni non intendono solo denunciare l'illegittimità in cui versano le strutture ospedaliere del Lazio, ma chiedono anche alla Procura di indagare su una situazione che, facendo venire a meno un servizio garantito per legge, ricade nelle condizioni punite dall'articolo 340 del codice penale, secondo cui “chiunque, fuori dei casi preveduti da particolari disposizioni di legge, cagiona una interruzione o turba la regolarità di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità” è soggetto ai dovuti provvedimenti.

 

A svelare la situazione che si è creata nel Lazio è un'indagine condotta dalla LAIGA, la Libera Associazione Italiana dei Ginecologi per l’Applicazione della legge 194. Secondo i dati raccolti, fra i 31 ospedali presenti nella regione, ben 12 non offrono il sevizio di interruzione di gravidanza. Il motivo sembrerebbe essere la carenza di medici disposti ad eseguire l'intervento: il 91% dei ginecologi operante nel Lazio è, infatti, obiettore di coscienza. Nulla vieta ad un medico la possibilità di rifiutarsi di praticare un aborto. E', infatti, la stessa legge 194 a prevedere l'obiezione.

 

In Italia (e non solo nel Lazio) questa possibilità sta sempre di più facendo venir meno il diritto all'interruzione di gravidanza che dovrebbe essere garantito da questa stessa legge. Infatti la legge 194 stabilisce che le strutture ospedaliere devono assicurare alle donne che intendano interrompere una gravidanza nei limiti e nei modi imposti dalla giurisdizione italiana di poterlo fare. Nel caso in cui non ci fossero medici disposti a soddisfare la richiesta, è la Regione stessa a doverne garantire “l'attuazione anche attraverso la mobilità del personale”.

 

Già nei mesi scorsi Associazione Luca Coscioni e Aied avevano inviato a tutte le Regioni delle proposte concrete per risolvere il problema, inclusa quella di bandire concorsi riservati ai medici non-obiettori. “Non abbiamo ricevuto nessuna risposta – spiegano oggi le associazioni - conseguentemente, visto il perdurare del disservizio, l’esposto-denuncia diventa un atto dovuto affinché siano accertate le responsabilità e le violazioni di legge in capo in questo caso alla Regione Lazio e alle aziende preposte”.


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