Saranno probabilmente i tempi di crisi economica a far leva sulle necessità degli istinti umani, o semplicemente è giunto il momento del legalizzare il mestiere più antico del mondo (e della pratica, ben più antica, del sesso). Tant'è che in questi giorni, impossibile negarlo, in materia di prostituzione se ne vedono e se ne sentono di tutti i colori.
Il perizoma della discordia è sempre lo stesso: legalizzare o non legalizzare “la vita” e, di conseguenza, “l'utilizzo finale” dei servigi di professioniste del sesso? Un tema bollente che, fino ad oggi, ha sempre portato alla conclusione un po' forzata che “niente sesso, siamo italiani” anche se, a quanto pare, le cose potrebbero velocemente (e finalmente) cambiare.
Come a Godega Sant'Urbano, in provincia di Treviso (terra storica di Lega Nord), dove il sindaco di centrodestra Bonet ha deciso che “il Comune non perseguirà chi si prostituisce volontariamente a casa propria senza procurare fastidio o creare turbativa all'ordine pubblico” e, contemporaneamente, ha introdotto il divieto di fermare i veicoli lungo le strade comunali per contrattare prestazioni sessuali. Un'ordinanza “per motivi di pubblica sicurezza”, ha spiegato il sindaco trevigiano.
Ma non solo nel trevigiano si assiste a proposte in tal senso: la riviera romagnola sembra voglia darsi un tono ancora più “liberal” diventando, oltre che la capitale del divertimento estivo made in Italy, anche la capitale del sesso a pagamento.
Il primo a farsi avanti è stato il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci (Pd) che sta cercando di individuare alcune aree comunali non abitate e ben illuminate in cui, a rotazione, si potrebbe pensare di autorizzare “il passeggio”.
Non esattamente dunque un “red light district” come quello di Amsterdam, ma una “Zona del Benpensante”, certamente una svolta culturale e giuridica in Italia, ma con il dichiarato intento di mantenere lontane “dagli occhi dei minori” le signorine a pagamento.
La proposta dell'amministrazione ravennate è stata accolta con favore anche dagli albergatori riminesi: la creazione di zone ad hoc permetterebbe loro di evitare la presenza di lucciole fuori dagli hotel (nonostante spesso siano motivo di pubblicità).
Di tutt'altro avviso il quarantenne sindaco di Rimini, Andrea Gnassi (Pd) che anzi ha inasprito la vacatio legis della legge Merlin (che non vieta né consente la prostituzione, semplicemente ne ignora l'esistenza): fino al 15 ottobre prossimo tutte le donne (perchè nessuna prostituta va in giro con il cartello “prostituta”) colte con “atteggiamenti di richiamo, d'invito, di saluto allusivo o che vestono con un abbigliamento indecoroso o indecente in relazione al luogo, mostrano nudità ingenerando la convinzione di esercitare la prostituzione” verranno multate con sanzioni dai 300 ai 500 euro.
L'applicazione della norma è affidata alla fantasia dei vigili urbani, che in tempi estivi di bikini, tintarella integrale, discoteche fino all'alba e tipica movida romagnola, ne avranno di sguardi da osservare.
Attraversando lo stivale verso ponente c'è l'affaire Firenze: la “material girl” Madonna avrebbe, secondo la pasionaria Alessandra Mussolini, “infangato il nome e l'immagine di Firenze e dell'Italia” dopo che la capitale del Rinascimento è stata scelta come location per il suo nuovo video, nel quale si “sofferma” sulle prostitute fiorentine.
Ad infangare il nome e l'immagine dell'Italia, tuttavia, ci aveva già pensato decenni fa il nonno della Mussolini: “Renzi chieda i danni d'immagine” ha perentoriamente consigliato la nipote del Duce.
A proposito di Duce e ducetti, “Rotolando verso sud” si arriva nella Capitale, dove la prostituzione viene contrastata dal primo cittadino in persona grazie alla moto e a Twitter: “liberare Roma da ogni forma di degrado, soprattutto da quelle che offendono la dignità delle persone” ha dichiarato Alemanno.
In questo caos, c'è una buona notizia per le prostitute italiane: nel Canton Ticino hanno ancora a disposizione alcuni permessi di soggiorno per svolgere l'attività (in appartamento e in postribolo) di prostituta: il tutto in regola con la legge, con le tasse, con il profilo sanitario. Gli italiani si accontenteranno, per ora, di tenersi “il vizietto”.
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