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23/12/24 ore

Preservativo femminile: il sogno delle donne tirato fuori dal cassetto


  • Florence Ursino

Ciò che manca è la tutela del corpo femminile, della sua sessualità. Ciò che manca è il rispetto della salute riproduttiva della donna, ciò che manca è l'educazione a una giusta contraccezione. Ciò che manca è l'impegno del nostro Governo nel far sì che sempre meno madri muoiano di parto o contraggano malattie sessualmente trasmissibili.

 

Ciò che invece c'è, e da almeno 15 anni, è il 'femidon', il preservativo femminile: resistente, trasparente, elastico, si inserisce nella vagina prima del rapporto sessuale, evitando anche 'brusche interruzioni' del piacere e permettendo alla donna di avere pieno controllo della sua sfera sessuale.

 

Un metodo di prevenzione sicuro e ampiamente apprezzato da donne e uomini, laddove è stato possibile sperimentarlo. Perché, a quanto pare, il condom 'per lei' in Italia è praticamente misconosciuto. Non che questa carenza informativa rappresenti una novità nel panorama sanitario e sociale di un Paese in cui sono oramai gli obiettori di coscienza a sindacare sul corpo delle donne mentre la legge che dovrebbe realmente tutelarlo viene sistematicamente contestata, abusata e ignorata.

 

E a conferma del trend medievale delle politiche italiane nei confronti della salute riproduttiva delle donne, al recente Summit sul 'Family Planning' svoltosi a Londra e organizzato dalla Bill and Melinda Gates Foundation e dal Dipartimento britannico per la cooperazione internazionale (DFID), con il sostegno tecnico del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA), il governo italiano era assente.

 

Nel summit, neanche a farlo apposta, si è discusso della possibilità di rendere disponibili per il 2020 servizi di contraccezione moderna a 120 milioni di donne nei paesi in via di sviluppo: sono circa 800 infatti le donne che muoiono ogni giorno per cause legate ad una gravidanza molte volte indesiderata mentre 1,8 miliardi di giovani non hanno a disposizione servizi adeguati per proteggersi, oltre che fa un'eventuale gravidanza, dalle malattie sessualmente trasmissibili.

 

Ma, sembra oramai chiaro, non sono solo i paesi meno avanzati a dover fare i conti con una profonda arretratezza culturale e civica in materia di pianificazione familiare e diritto alla salute riproduttiva. Ed è per questo motivo che, proprio a Londra, l'Associazione italiana donne per lo sviluppo, AIDOS, ha lanciato la campagna 'Paper Dolls', mirata a far conoscere e diffondere uno dei metodi più efficaci di family planning, il preservativo femminile.

 

Protagonista dell'iniziativa è Zawadi, una bambola di carta (il cui nome, in Swahili, significa 'dono') che viaggia attraverso i continenti assieme ai suoi amici Juan, Aurora e Sookjay per comunicare l'importanza del condom femminile: chi si imbatterà nello strano quartetto potrà scrivere un messaggio sulla bambola, spiegando perché c'è bisogno del preservativo femminile, che verrà poi recapitato all'AIDOS.

 

Le bambole hanno iniziato il loro peregrinare nel 2011 e in Italia le prime Paper dolls sono state inviate dall'associazione ai ministri Riccardi, Fornero, Terzi, Balduzzi, Clini, nonché ai segretari dei partiti. Chissà che Zawadi, col suo messaggio su carta, non riesca a far sì che si (ri)scopra la validità del femidon. Dopotutto scripta manent, speriamo non l'ignoranza.


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