Il racconto inizia il 31 agosto 1867 a Parigi, quando Charles Baudelaire giace in un letto della clinica del Dott. Duval e là riceve la visita di Auguste Poulet Malassis, editore della sua opera “I Fiori del Male”. Il poeta, ormai in fin di vita (all’età di 46 anni), in lunghi, appassionati monologhi rivive le tormentate tappe della sua vita con Auguste che lo ascolta addolorato e rassegnato, interrompendolo solo di tanto in tanto: la morte del padre, il difficile rapporto con la madre Caroline e il suo rigido patrigno, il generale Aupick, l’irrefrenabile passione per Jeanne Duval (un’affascinante mulatta con la quale condivise eccessi, droghe di vario genere e malattie veneree), il veto di pubblicazione alle sue opere considerate immorali da una società a lui ostile, una società borghese più impegnata nella corsa al denaro e al commercio che nella difesa della cultura (tendenza da Baudelaire profeticamente vista in espansione nei secoli a venire). di Giovanna D’Arbitrio
Si è conclusa domenica 19 gennaio , con un’ultima rappresentazione, l’Antologia Rezza Mastrella al Teatro Vascello: quattro spettacoli (Fotofinish, Bahamuth, 7-14-21-28 e Fratto X) firmati dal duo che ha rivoluzionato il linguaggio della performance teatrale. La celebre coppia conclude i quaranta giorni, dieci per ciascuno spettacolo, con cui ha scelto di celebrare il meglio della sua carriera teatrale. di Camillo Maffia
La rilettura gitana di “Molto Rumore per Nulla”, dal punto di vista di chi s’interroga sulla sorte della minoranza Rom in un paese che ne viola sistematicamente i diritti, è una doppia vittoria di Giancarlo Sepe. In primis, il ribadimento culturale dell’attualità del linguaggio teatrale e di quello shakespeariano, in modo particolare, trasmesso a un pubblico zeppo di giovani e giovanissimi che ridono e si entusiasmano nel seguire le vicende così vicine alla loro età, benché lontane nel tempo. di Camillo Maffia, Gianni Carbotti
Succede talvolta, specie durante certe gelide serate d’inverno, quando le rigide temperature esterne esortano a rifugiarsi in un posto caldo, magari per ascoltare storie tutti insieme in un rito collettivo dal sapore antico, che la confortevole poltrona d’un teatro si trasformi in una sorta di marchingegno sciamanico capace di trasportarci in epoche e latitudini lontane e caratteristiche. di Gianni Carbotti e Camillo Maffia
Il teatro insegna. Contro l’attuale tendenza di uniformare tutto e tutti, il tris di spettacoli che, uno dietro l’altro, sta andando in scena allo Stabile napoletano testimonia che il mondo è molto vario e varia anche secondo le epoche e i punti di vista. C’è lo sguardo disincantato in Prima del silenzio di Giuseppe Patroni Griffi, quello compassionevole per un modesto travet ne Il cappotto di Nikolaij Gogol, e quello beffardo verso la borghesia superficiale, polemica e inconcludente della Parigi della belle époque ne On purge bébé, ovvero La purga, in scena dal 10 al 15 dicembre. di Adriana Dragoni
E’ piaciuto agli spettatori, giovani e anziani, "Il cappotto", che va in scena a Napoli, dal 3 all’8 dicembre, al teatro Mercadante con la regia di Alessandro D’Alatri. Vittorio Franceschi, che ricopre anche il ruolo di protagonista, lo ha tratto dal famoso racconto del russo di origine ucraina Nicolaij Gogol (1809/1852). La trama è piuttosto nota. di Adriana Dragoni