23/11/24 ore

Cannes 2016. Iggy Pop e Jim Jarmusch very cool sul red carpet. Scanmarcio ed Helen Mirren un po’ meno



di Vincenzo Basile

 

"L'ho visto ieri notte e mi ha colpito molto.Vedendomi così conciato da ragazzo, sempre nudo e strafatto, mi sono detto 'Cristo, ma io sono un perfetto prodotto di quei tempi!" Com’era inivitabile Iggi Pop ha monopolizzato photocall e red carpet  della nona giornata della rassegna. Gimme Danger è il documentario fuori concorso firmato dall’amico e fan irriducibile Jim Jarmusch.

 

Per il quale ha già recitato sia in Dead Man che in Coffee & Cigarettes. Da parte sua Jarmusch, considera il suo documentario una “lettera d’amore a Iggy e agli Stooges che appartengono alla mia colonna sonora giovanile insieme agli MC5 e ai Velvet Underground”.

 

Ribatte il cantante “Si tratta essenzialmente di un collage di materiali per lo più inediti che voleva essere emozionante, divertente, pop e caotico”. Il reperimento del materiale però non è stato affatto rapido, semplicemente perché “io non sono uno che conserva le cose (letteralmente “I am a throw-away-guy” sono un ragazzo-butta-tutto ) –– “e quindi ho dovuto andare a cercarle presso amici e conoscenti, chiunque sapevo avesse tenuto materiale su di me e gli Stooges, inclusi i nostri spacciatori”.

 

Racconta dei suoi genitori “erano fantastici, devo loro tutto anche se non li ho ascoltati molto da ragazzo, però da adulto ho ascoltato mia madre..”, dei suoi compagni di band, tutti morti e di David Bowie, che come producer se lo portò in Inghilterra per lanciarlo anche in Europa.

 

Ricorda gli esordi “trovavo noiosi tutti quegli interminabili bla-bla di Bob Dylan, nauseante la sdolcinatezza di Joe Cocker in you are so beautifull, decisi così di fare una musica dura, dai testi semplici, che rompesse con le direttive dei produttori musicali dell’epoca. Anche molti film e album del periodo Hippie furono in realtà imposti dalle case discografiche americane, altro che cultura alternativa.

 

 

Gli inizi con gli Iguanas, il gruppo degli anni dell’high school, in cui suonava la batteria sopra una pedana alta 5 metri da terra (“mi ero stufato di guardare sempre il culo degli altri del gruppo”), poi gli Psichedelic Stuges in cui si piazza davanti a tutti diventando front man e si definisce la sua personalità artistica e infine solo  Stuges, che consacrerà  la sua scriteriata, altalenante epopea.

 

“Ho distrutto il sogno del Flower Power (potere dei fiori) e liquidato i sixties (i ‘sessanta) ”dichiarò già a meta anni ‘70, “sesso sensualità, poesia e brutale verità questo sono gli Stuges”.

 

Al gala del Rock’n Roll All of Fame del 2010, commemorò i membri scomparsi del suo gruppo “Non so come si sentano se ci stanno vedendo qui adesso…probabilmente sono in paradiso seduti a bere Martini insieme a Brian Jones e dal cielo buttano su di noi la cenere dei loro joint”.

 

“Non sono un guru, non mi faccio più da tempo e mi concedo solo qualche bicchiere di vino ma se posso dare un consiglio a chi vuole vivere meglio dico: prendetevi una pausa, rallentate i ritmi e vedrete che la vita vi sorriderà”. 

 

Cristian Mungiu, vinse a sorpresa il festival del 2007 con 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni.

 

 

Quest’anno partecipa con  Bacalaureat che e’ il racconto di un padre medico e di sua figlia che deve affrontare gli esami per vincere la borsa di studio di un’università inglese. Complesso ma ben articolato, e’ un dramma che indaga criticamente la società della Romania contemporanea.

 

Di Pericle il Nero parlano i magrissimi riscontri al botteghino. La prova di Scamarcio, attorialmente all'altezza e oltre, crolla sotto il peso di un personaggio caricaturale, poco credibile,  parodistico nella sua vicenda: quella di sodomizzare i nemici del Boss per cui saltuariamente lavora, proprio come mortificatore. Lui difende il film che considera "coraggioso e sperimentale" e afferma di averlo fatto uscire prima del festival per non sfruttare l’effetto promozionale perché… a lui non piace vincere facile.

 

 

Beh, meno male per lui che è uscito prima.

 

The Last Face. Sean Penn dirige Charlize Theron (all’epoca erano una coppia) e Javier Bardem, due medici senza frontiere, in Liberia per gestire la crisi umanitaria dovuta alla guerra in atto.

 

La recitazione dei due è, come di consueto, eccellente ma sembrano entrambi fuori contesto data la notorietà e il rispettivo sex appeal, invadenti e sovradimensionati rispetto ai personaggi che interpretano. Certo, a parlar male degli orrori delle guerre non si sbaglia mai. Bel film è altro.

 

Altro appunto: red carpet traditore!

 

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E due! Anzi tre. Helen Mirren, dopo la scivolata di Berlino dell’anno scorso e l’altra di quest’anno della modella ceca Petra Nemcova,  c’è di nuovo cascata. Giunta in cima alle scale più fotografate di sempre è crollata ai piedi del Delegato Generale del festival Thierry Fremaux. Raffiche di flash hanno immortalato il tonfo ma anche l’ineffabile ricomposizione di Helen.

 

The (ex) Queen rimane sempre e comunque a great lady.

 

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