Talmente tuonò che piovve. Forse è possibile sintetizzare così gli sviluppi dell'affaire discarica a Roma, uno dei rebus più complessi di fronte a cui la città si sia mai trovata, non tanto per la complessità del problema rifiuti in sé, quanto piuttosto per l'acclarata inadeguatezza dimostrata della classe politica a tutti i livelli.
Il commissario straordinario all'emergenza rifiuti di Roma e del Lazio, il prefetto Goffredo Sottile, ha espresso quella che è la pietra tombale sulla Valle Galeria: “Malagrotta, che è esaurita” chiuderà il 31 dicembre e il sito che la sostituirà, dato che “non ci sono altri siti idonei”, sarà Monti dell'Ortaccio, “quantomeno nelle intenzioni del mio ufficio”.
La succulenta carota, la chiusura della discarica più grande d'Europa, è così diventata immediatamente rancida per via del doloroso bastone, il sito dei Monti dell'Ortaccio, abbattutosi sulla Valle Galeria, i cui residenti, da anni sul piede di guerra per via dei drammi ambientali e sanitari che sono “costretti a subire”, si dicono determinati a proseguire nella lotta contro quella che è considerata una scelta scriteriata.
C'è da dire che la posizione del commissario straordinario Sottile, tra tutti gli attori in scena, è certamente la più scomoda: subentrato nell'emergenza al prefetto Giuseppe Pecoraro e azzeratene le decisioni, Sottile si è trovato nel momento più “caldo” dell'emergenza, con l'invaso di Malagrotta ormai improrogabile, la chiusura imminente dello stesso e i sette siti proposti dalla Regione su cui nessuno si è degnato di effettuare reali ed attendibili studi di fattibilità (si sono solo studiate le carte, senza effettuare alcun sopralluogo).
Se a questo si aggiungono gli scandali della Regione Lazio, che hanno dato ben altri grattacapi alla partitocrazia che non quello di occuparsi della salute pubblica di 20mila cittadini, gli scandali all'Ama sulle forniture gonfiate e l'ennesima pagina di Parentopoli proprio all'Ama (azienda in cui gli “scatti” costano solo 500 euro l'uno), nonchè il Presidente di Provincia già in campagna elettorale, è chiaro che Sottile ha dovuto sbollentare una patata particolarmente dolorosa.
Gli ultimi dati Ama parlano di una percentuale differenziata su Roma assolutamente vergognosa: 26%, una quota che va contestualizzata anche a fronte delle attività di indagine della Procura di Roma e della Commissione Parlamentare Ecomafie.
In tal senso sono emerse infatti notizie di reato a carico di Manlio Cerroni, il padre padrone dell'immondezzaio di Malagrotta, l'autoreferenziale “benefattore di Roma”: il suo consorzio rifiuti, il Co.La.Ri., è nell'occhio giudiziario della Dda per una sospetta truffa nello smaltimento dei rifiuti ad Albano Laziale (che portati in discarica, sarebbero stati poi pesati come la spada di Brenno durante il Sacco di Roma e maggiorati di prezzo) con il placet di alcuni funzionari dell'assessorato regionale, e per i lavori abusivi ai Monti dell'Ortaccio e Testa di Cane.
Proprio oggi la Commissione Europea ha deferito l'Italia alla Corte di Giustizia per via delle discariche abusive sul territorio, con richiesta di bonifica immediata e di ammenda da 28mila euro al giorno.
Auspicare, come fa Sottile, una società mista Co.La.Ri. ed Ama è, in tal senso, inaccettabile: sarebbe una violazione delle normative antimafia, l'ennesimo turarsi il naso della legalità; ma, ha spiegato il commissario straordinario, “qui comanda l'urgenza. Malagrotta si sta esaurendo, bisogna agire con tempestività nel trovare il sito sostitutivo”.
Tutto vero, ma Malagrotta non è l'Ilva: gli interessi da tutelare non sono, anche, dei lavoratori, ma solo ed esclusivamente dei cittadini, della Valle Galeria in primis e del resto di Roma in senso più ampio: eppure, le magiche parole “raccolta differenziata” non si odono, mentre c'è chi paventa l'esportazione dei rifiuti dimenticando il “caso Napoli”; tuttavia non si hanno notizie di stanziamenti per gli impianti di TMB dell'Ama, tantomeno del completamento delle linee di TMB del Co.La.Ri., a Malagrotta.
L'ennesima soluzione gattopardiana, che in questa declinazione apre una nuova discarica di fronte a quella che per quarant'anni ha avvelenato un quartiere, sotto la stessa proprietà e con i medesimi interessi, non può funzionare.
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