Il sistema di tasse legato ai rifiuti è uno dei noccioli del problema nell'intero Stivale: emergenze, trattamenti, impiantistica, sperpero, tutte voci che vanno dritte dritte a finire in quella maleodorante fattura che periodicamente i cittadini italiani ricevono a casa.
L'esempio di Napoli e provincia è, anche in questo caso, emblematico di come le emergenze vadano a ricadere in qualche modo sul portafogli dei cittadini; la Ta.RSU (Tassa smaltimento Rifiuti Solidi Urbani) è infatti una tassa che, costantemente, aumenta di anno in anno per i cittadini napoletani, rifiuti o meno, emergenza o meno.
Definita spesso erroneamente "tariffa" (una tariffa è variabile a seconda della produzione di rifiuti per nucleo familiare, la tassa no), il nuovo aumento previsto per la Tarsu dalla prossima fatturazione farà storcere il naso tanto quanto i cassonetti stracolmi di via Duomo: se non c'è più l'emergenza, che i proclami dichiarano "terminata", significa che il problema è stato risolto. Perchè aumentare la Tarsu allora?
Il problema, oltre all'impiantistica ed al rigonfiamento delle tasche dei "soliti noti", è legato alla soluzione "ad hoc" trovata dall'amministrazione De Magistris: esportare i rifiuti in paesi terzi. Nonostante Napoli sia già la città italiana in cui la Tarsu è maggiormente onerosa e in cui il problema rifiuti è tuttora un cancro, il ritocco verso l'alto della tassa sui rifiuti è puntuale come un treno svizzero: se ogni giorno il Comune deve sborsare circa 30mila euro in più solo per la gestione ordinaria è chiaro che bisogna correre ai ripari.
Nella Provincia di Napoli il trattamento dei rifiuti viene differenziato in più parti: nell'inceneritore di Acerra (avviato senza essere stato completato), nelle linee di TMB attive (sono solamente 2), nelle discariche; una larghissima parte della frazione rifiuti viene spedita ai termovalorizzatori pugliesi targati Marcegaglia, una parte in Basilicata e la parte più "famosa" invece prende la nave, diretta ai termovalorizzatori olandesi: verrà utilizzata per illuminare le case dell'Europa del Nord.
Nonostante esistano numerosi comuni campani "virtuosi" nella raccolta differenziata puntuale e porta a porta, i cittadini di quelle realtà pagano una tassa sui rifiuti altissima, continuando ad ammalarsi come appestati del '300: sono quei cittadini a pagare di tasca loro la scriteriata gestione dell'emergenza rifiuti e la "brillante idea" dell'esportazione.
Le ecoballe ammassate sul territorio della Provincia di Napoli sono uno scempio che dal 2008 rappresenta un monito alla cittadinanza, schiava di malapolitica ed ecomafie; le chiatte di monnezza che viaggiano verso l'Olanda fanno il resto, dimostrando che nascondere la polvere sotto il tappeto non è la soluzione al problema; bisogna dare atto all'amministrazione De Magistris di aver messo in campo sforzi notevoli per tentare di risolvere la situazione ma, se agli occhi di molti "trasferire" i rifiuti in altri lidi tecnologicamente più avanzati poteva sembrare un'idea interessante, i risultati per le tasche del Comune, e ora dei cittadini, è quello di un aumento dei costi.
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