Il consumatore viene prima del produttore. E' questa l'opinione del Ministro per le politiche agricole e alimentari Mario Catania a proposito dell'uso a scopo alimentare degli organismi geneticamente modificati (Ogm) emersa in occasione della prima giornata dei lavori del Consiglio dei Ministri dell'agricoltura dell'Unione Europea in corso a Bruxelles.
In risposta alle domande rivoltegli dai giornalisti, Catania ha espresso la sua opinione sullo studio francese che nei giorni scorsi ha riportato alla ribalta la problematica della sicurezza dell'introduzione delle piante geneticamente modificate nell'alimentazione. Il Ministro ha dichiarato di aver “chiesto di fare riscontri sullo spessore scientifico della ricerca.
Tutti noi siamo in una fase in cui vogliamo capire bene la portata scientifica dello studio, che comunque mi pare oggettivamente importante e che non possa essere presa sottogamba”. In effetti, è proprio sulla rilevanza dello studio che si è concentrato il dibattito accesosi la scorsa settimana in seguito alla pubblicazione dei risultati ottenuti da Gilles-Eric Séralini e colleghi dell'Università di Caen.
La comunità scientifica internazionale ha sottolineato diversi punti deboli della ricerca, primi fra tutti il fatto che gli animali utilizzati nella ricerca sono già di per sé più inclini a sviluppare spontaneamente il tipo di tumori rilevati nello studio e la scelta di un metodo statistico non ritenuto valido dagli esperti. Catania ha, però, sottolineato che la questione è di competenza del Ministero della Salute.
“Siamo nella parte della tematica sugli Ogm di carattere squisitamente sanitario”, ha precisato il Ministro delle Politiche agricole. Diverso sarebbe stato se si fosse parlato di coesistenza tra piante geneticamente modificate e varietà non transgeniche, come nel caso della sentenza della Corte di Giustizia europea dello scorso 6 settembre.
Allo stesso tempo, come ha spiegato Catania, non si tratta nemmeno di “contaminazione ambientale”. Insomma, a ciascuno il suo, l'importante è che alla fine chiarezza sia fatta. A tal proposito, Catania suggerisce che “forse l'approccio dell'Efsa su queste cose dovrebbe avere un respiro diverso. Mi dicono che possono esaminare solo la documentazione fornita dalle imprese biotecnologiche, che comporta sperimentazioni su periodi relativamente brevi.
Sulla filiera sanitaria credo che si debba fare di più: vista la rilevanza della questione e le implicazioni potenzialmente enormi per i consumatori ed i cittadini, penso sia doveroso andare fino in fondo”. In questo periodo, però, sembra che la prima a non poter andare fino in fondo sia proprio l'Italia.
E' proprio sul territorio italiano, infatti, che sorgevano quei campi sperimentali che l'Università della Tuscia ha dovuto distruggere su ordine del Ministero dell'Ambiente, interrompendo, così, anni di ricerca. Nei prossimi giorni Catania solleverà la questione con il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, perché si possa “andare un po' più a fondo”.
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