Tutti contrari alla nuova discarica di Roma: in primis, e in prima linea, i cittadini di Valle Galeria che questa mattina si sono ritrovati davanti al Ministero dell'Ambiente per ribadire il loro "no" ad una seconda discarica sul territorio, ma anche Comune, Provincia e Regione, che hanno ribadito il loro no ai Monti dell'Ortaccio.
Dopo Malagrotta infatti, l'idea è quella di smaltire i rifiuti in discarica proprio dirimpetto all'invaso più grande d'Europa, nella zona di Roma forse più compromessa a livello ambientale: che la cittadinanza non sia d'accordo (il nuovo invaso è a soli 650m dall'abitato di Piana del Sole, è posto sopra due falde acquifere e saturerebbe ulteriormente una zona già satura, la Valle Galeria) è ormai assodato e sacrosanto, ma è il parere della Regione a far storcere il naso.
Andiamo con ordine. Questa mattina si è tenuta la Conferenza dei Servizi al Ministero dell'Ambiente, convocata dal commissario straordinario Goffredo Sottile per valutare il sito di Monti dell'Ortaccio: la conferenza ha dato parere negativo al nuovo sito, anche in considerazione del dossier presentato ieri dai tecnici della Regione Lazio, che paventa la possibilità che i rifiuti, a Monti dell'Ortaccio, "galleggino sull'acqua".
Detto questo, occorre fare un passo indietro. Nei giorni scorsi Sottile aveva dichiarato: "Ce la giocheremo lì, in Conferenza di servizi, vediamo che succede. Su Monti dell’Ortaccio resto fiducioso: considerata l’urgenza di provvedere, si tratta dell’unica soluzione possibile, altrimenti…". Siamo dunque all' "altrimenti", quella fase dell'emergenza in cui gli attori si ritrovano tutti sotto scacco matto, in cui ogni mossa può essere politicamente e ecologicamente fatale.
Ma occorre fare un ulteriore passo indietro, a circa un anno e mezzo fa, quando la Regione Lazio inviò all'allora commissario straordinario all'emergenza Giuseppe Pecoraro un elenco di siti papabili per realizzare la nuova discarica. Tra questi siti c'erano Corcolle e Riano (poi scartati per problemi di natura ambientale, paesaggistica e normativa) ma anche Monti dell'Ortaccio.
I siti della Regione, su cui Pecoraro prima e Sottile oggi hanno dovuto (per questioni di tempo) basare le loro scelte, sono stati proposti senza alcuno studio di fattibilità, senza aver effettuato alcun rilievo tecnico sul posto ma basandosi solo ed esclusivamente sulla letteratura a disposizione di chi, quelle proposte, le ha fatte, di chi, sui rifiuti, aveva promesso di "metterci la faccia": ma ciò che è emerso dal dossier dei tecnici è emblematico di come è stata gestita questa emergenza, e rende evidenti le responsabilità politiche ed amministrative che hanno portato la situazione ad un vero e proprio punto di non ritorno.
Come sostenuto pochi giorni fa dal prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro quello dei rifiuti potrebbe diventare "un problema di ordine pubblico"; la bocciatura del sito in Conferenza dei Servizi questa mattina (anche il Comune, che non sta facendo assolutamente nulla per risolvere o contribuire alla risoluzione dell'emergenza, e la Provincia di Roma erano presenti) riporta tutto all'anno zero, nuovamente. E Malagrotta dovrebbe chiudere il 31 dicembre, anche se il gioco della proroga è ormai sempre dietro l'angolo.
A questo punto sorgono tre fondamentali domande: in base a quali criteri la Regione ha selezionato i sette siti proposti ai due commissari straordinari? Dopo tre anni di governo della Regione Lazio, quanti soldi sono stati spesi dalla Regione per fronteggiare l'emergenza rifiuti? Quali alternative al conferimento in discarica ha escogitato la giunta Polverini, tenuto conto che il problema rifiuti è stato centrale nella campagna elettorale?
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