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23/12/24 ore

Bosnia - Gli stranieri alle porte. Riflettendo sul libro di Zygmunt Bauman


  • Giovanna D'Arbitrio

Ci viene in mente il libro di Zygmunt BaumanGli stranieri alle porte”, mentre sfilano in tv le immagini di migranti in lotta per la sopravvivenza, migranti che da oriente hanno marciato a piedi attraverso la rotta balcanica fino alle porte della Bosnia, davanti alle frontiere europee per loro sbarrate: i loro corpi sotto la neve, la sofferenza di malati, vecchi, bambini passano davanti agli occhi indifferenti del mondo, un’indifferenza incrementata ora dalla pandemia: ormai i confini sono ancor più delle insormontabili barriere, spesso rinforzate da muri.

 

Bauman riflette sulla società postmoderna da lui definita società liquida, per il suo particolare tessuto sociale e politico, divenuto sfuggente e inafferrabile, a causa di globalizzazione, consumismo, crollo delle ideologie, con consequenziali omologazioni collettive, frustrazioni, incertezze, precarietà. Da ricordare in particolare la "solitudine del cittadino globale”, da lui sottolineata.

 

Quando massicce ondate migratorie si riversarono in occidente in particolare dopo le repressioni delle primavere arabe e la guerra in Siria, Baumam mostrò interesse e pietà per i migranti, opponendosi a razzismo, muri, divisioni e soprattutto al distruttivo demone della paura.

 

Il suo libro Gli Stranieri alle porte (Ed. Laterza) è così presentato: “Noi siamo un solo pianeta, una sola umanità. Quali che siano gli ostacoli, e quale che sia la loro apparente enormità, la conoscenza reciproca e la fusione di orizzonti rimangono la via maestra per arrivare alla convivenza pacifica e vantaggiosa per tutti, collaborativa e solidale. Non ci sono alternative praticabili. La ‘crisi migratoria’ ci rivela l’attuale stato del mondo, il destino che abbiamo in comune. Abbiamo eletto gli stranieri a causa di tutti i nostri mali. In realtà il nostro senso crescente di precarietà e paura dipende dalla incapacità di governare l’enorme forza dei processi di globalizzazione”.

 

Questi migranti, non per scelta ma per atroce destino, ci ricordano quanto vulnerabili siano le nostre vite e il nostro benessere - scrive Bauman - Purtroppo è nell'istinto umano addossare la colpa alle vittime delle sventure del mondo. E così, anche se siamo assolutamente impotenti a imbrigliare queste estreme dinamiche della globalizzazione, ci riduciamo a scaricare la nostra rabbia su quelli che arrivano, per alleviare la nostra umiliante incapacità di resistere alla precarietà della nostra società. E nel frattempo alcuni politici o aspiranti tali, il cui unico pensiero sono i voti che prenderanno alle prossime elezioni, continuano a speculare su queste ansie collettive, nonostante sappiano benissimo che non potranno mai mantenere le loro promesse. Ma una cosa è certa: costruire muri al posto di ponti e chiudersi in 'stanze insonorizzate' non porterà ad altro che a una terra desolata, di separazione reciproca, che aggraverà soltanto i problemi".

 

Le migrazioni di massa non sono certo un fenomeno recente per l’Europa: la violenza inaudita dei nuovi teatri di guerra ha  spinto, e ancora spinge, decine di migliaia di persone ad abbandonare i propri paesi, aggiungendosi ai cosiddetti migranti economici. E senza dubbio è inutile nascondersi che il problema diventerà sempre più grave se non si creerà vivibilità nei paesi del terzo mondo, ricchi di risorse ma ancora sottosviluppati per secoli di sfruttamento e guerre.

 

L’unica via percorribile è il cambiamento di rotta nelle strategie politico-economiche globalizzate e nella convivenza pacifica, basata su collaborazione e solidarietà. Non ci sono alternative praticabili per il mantenimento della pace e perfino per la difesa della Vita sulla Terra…

 

 


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