di Adriana Dragoni
Nascosti dentro le nostre case, possiamo diventare inesistenti. Fuori tutto è fermo, nulla si muove. Sul vetro della finestra chiusa appare al nostro sguardo un'immagine bidimensionale, piatta, senza spazio. Ma, in questo incubo atemporale, c'è una satanica entità incorporea. La ricca cronaca dei suoi assassinii, sullo schermo piano del pc e della tv, ci commuove, ma, a volte, quasi astrattamente, come per una fiction televisiva strappalacrime, mentre la minaccia di un pericolo personale ci terrorizza realmente. Siamo comandati dal terrore, il mezzo considerato il più efficace per il comando di un incontrastato dittatore. E vengono in mente gli scenari profetici di George Orwell.
Vietati gli incontri fisici tra le persone, chiusi i luoghi di ritrovo, negate le manifestazioni e i riti. E l'Eucaristia, la “presenza in persona, sotto forma di Ostia, di Cristo” si celebra solo in forma digitale. Sul cellulare un invito: “Stiamo portando in processione virtuale il Crocifisso che ha fermato la peste a Roma: vieni anche tu.” A Napoli, la tradizionale affollata processione di san Gennaro verrà teletrasmessa in forma simbolica e solitaria dal chiuso della sua cappella nel Duomo. Attraverso il vuoto, arrivano le parole del Papa, figura solitaria, senza più fedeli e carezze ai bambini.
La realtà virtuale avanza: ne siamo sommersi. I convegni e le conferenze non avvengono in un luogo reale ma sopra, o forse dentro (?!), uno schermo. Siamo già in un altrove. Alieni nel mondo concreto, siamo traghettati da un satanico nocchiero in un mondo astratto, che già si intravedeva nella secca descrizione numerica della realtà, mentre il denaro e la ricchezza diventavano soltanto agognate cifre sul computer.
Anche i social, che suggeriscono l'esistenza di attive collettività di persone, spesso consistono nel far agire un alter ego, a volte fasullo. E ormai già molti non sono presenti nel luogo dove stanno, ma sono a lungo immersi nello schermo piatto del proprio tablet o del cellulare. Le lezioni scolastiche ora sono tutte digitali, per classi virtuali. Mentre le Autorità plaudono “alle piattaforme e–learning quali processi di innovazione del nostro sistema scolastico”.
Forse questo sarà il nostro futuro. Anche l'arte contemporanea esprime l'affanno, l'incertezza del presente e lo strazio dell'uomo e della natura. Anche l'astrazione e la disumanità.
Eppure l'arte, in lingua latina, è l'ars, che va dall'ars coquinaria all'ars dictandi, a quella amatoria. È la tecnica, tecne, in greco, che nasce dalla modificazione della materia e presuppone la sua conoscenza, esperenziale. Che si espresse in quella cultura magnogreca che è ancora a Napoli, “la sola città del mondo antico che non sia perita...è il mondo antico rimasto intatto sulla superficie del mondo moderno” (Curzio Malaparte).
E che produsse opere dense di umanità ed esaltanti la natura.
Ma queste opere ora non sono visibili. Così, la mostra della Magna Graecia è chiusa nel Museo Archeologico Napoletano e, nel museo di Capodimonte, l'inaugurazione di quella di Vincenzo Gemito, palpitante di scugnizzi in terracotta (con quale emozione le nostre dita si avvicinerebbero a quelle bocche socchiuse, per sentirne il respiro!), fissata per il 19 marzo, è stata rimandata.
Come quella, sempre a Capodimonte, delle opere, straripanti di spazi, corpi e fantasia, di Luca Giordano, fissata per il 6 aprile. Mentre rimane interdetta la mostra “Napoli Napoli di lava porcellana e musica”, nelle diciotto sale dell'appartamento reale e quella delle ceramiche di Calatrava in un padiglione del Real Bosco.
Dove il 3 aprile si sarebbe dovuta aprire al pubblico e al culto la chiesetta disegnata, nel Settecento, da Ferdinando Sanfelice, arredata, all'interno, dalle nuove decorazioni murarie dello stesso Calatrava. Tutti gli appuntamenti sono saltati. Non ci rimane che il nulla delle visioni digitalizzate.