Se non fosse scomparso all’inizio di quest’anno, il compianto Francesco Rosi avrebbe potuto regalarci un altro dei suoi magnifici film e intitolarlo “Le mani sul mare”. Il nostro Stato, infatti, con una legge approvata all’inizio di agosto (L. 125/2015), ha dato il via libera alle manovre necessarie per sdemanializzare una parte della costa italiana, ignorando quanto previsto in materia dall’Unione europea. Per questo abbiamo appena inviato un nuovo ricorso alla Commissione europea, affinché valuti la neonata legge e decida se aprire contro l’Italia una nuova procedura per infrazione della direttiva 2006/123/CE.
Con questa direttiva, meglio conosciuta come Bolkestein, il nostro Paese sta giocando al “gioco delle tre carte” da svariati anni. E oggi, mentre altri Stati dell’Unione si stanno adoperando per il ritorno alla proprietà pubblica di aree della costa che erano ormai divenute private (vedi “Ley de Costas” spagnola), da noi la Legge 125/2015 (*) chiede alle Regioni di individuare zone costiere da poter sottrarre al demanio (art. 7 co. 9 septiesdecies), aggirando ancora una volta la Bolkestein, così che quelle zone non possano più essere poste in concessione con bando di evidenza pubblica e siano invece oggetto di cessione tra privati.
Già possiamo immaginare il giubilo giubilare dei balneari del Lazio e in particolare al di là del lungomuro di cemento e illegalità di Ostia, dove come Radicali siamo particolarmente impegnati. E cominciamo a sospettare che il ritardo della Giunta Zingaretti nell’applicare la propria Legge sul demanio (L. Reg. 8/2015), che prevede il riequilibro al 50% di spiagge libere e in concessione, sia dovuto alla contestuale individuazione delle aree pubbliche da privatizzare.
Noi, al contrario, ci opporremo in tutti i modi a chi vuole mettere “Le mani sul mare”, perché l’acqua, anche salata, è un bene che deve restare comune.
Paolo Izzo
Maria Laura Turco
Gianni Colacione