di Camillo Maffia e Gianni Carbotti
L’emergenza nomadi è come gli esami: non finisce mai. In arrivo per i Rom nuovi commissariamenti e un sinistro "ufficio di scopo" dipendente esclusivamente dal sindaco, con buona pace della rappresentanza Rom prevista dalla Strategia Nazionale d’Inclusione e dell’accesso ai fondi strutturali.
La diffusa esigenza politica, piuttosto semplice da comprendere, per cui Marino deve uscire necessariamente con la faccia pulita dallo scandalo di "Mafia Capitale" nonostante le palesi contraddizioni che lo vorrebbero estraneo a meccanismi da lui non soltanto incentivati a livello politico, ma supportati sul piano economico come lui stesso dichiarò nel 2013, quando annunciò che avrebbe versato il suo primo stipendio da sindaco alla cooperativa 29 Giugno di Salvatore Buzzi, ha trovato risposta nel prevedibile pannicello caldo che già gli era stato offerto in diverse occasioni sullo stesso argomento dal medesimo consigliere.
E’ Riccardo Magi, infatti, radicale eletto nella Lista Civica Marino, che smarcando in modo sconcertante le associazioni che da anni attendono di essere ricevute e la rappresentanza Rom si è messo al lavoro con il sindaco, secondo quanto affermato dallo stesso Marino, su un progetto presentato dall’Associazione 21 Luglio. La meritoria ONLUS, di cui abbiamo spesso sostenuto le posizioni, sembra voglia smarcare l’intero mondo dell’associazionismo e della rappresentanza Rom concependo, grazie al lavoro di Magi, un pasticcio giuridico di statalismo autoritaristico che in un’ottica liberale, liberista e libertaria fa tremare le vene dei polsi.
Insomma, se Capodarco era stata al centro di severe critiche secondo cui avrebbe trovato un referente privilegiato nella presidente delle politiche sociali Erica Battaglia, così come la Comunità di Sant’Egidio era stata attaccata per via dell’appartenenza dell’assessore Rita Cutini, oggi lascia perplessi il fatto che la 21 Luglio, tramite Magi, possa fare a meno di confrontarsi democraticamente con i soggetti previsti dalla Strategia Nazionale, a cominciare dagli stessi Rom e perfino l’assessorato.
Sì, perché pur rispettando profondamente il vissuto del presidente dell’associazione Carlo Stasolla, le sue difficoltà ad entrare nei campi nomadi già non sembravano una buona ragione per limitare il dibattito sulla questione Rom al centro d’accoglienza di via Visso, ma ora il lungo e continuo lavoro radicale, a suo tempo avviato da Paolo Pietrosanti, a sostegno della rappresentanza democratica Rom si è scontrato con le tentazioni da "uomo solo al comando" di Riccardo Magi, nello sconcerto di buona parte del mondo Rom.
Ecco i fatti. Circa una settimana prima dell'esplosione dell'operazione "Mondo di Mezzo", Carlo Stasolla, presidente dell'Associazione 21 Luglio, ha pubblicato un post su Facebook dicendo che ci saremmo svegliati tutti, il lunedì seguente, con mezza ex giunta indagata. Subito prima della notizia delle indagini sui principali organi di stampa, Riccardo Magi annuncia uno sciopero della fame per la chiusura del centro di accoglienza di via Visso.
Questo è l'unico luogo a Roma legato alla questione Rom in cui lui si sia mai recato da consigliere, per due volte, dopo lo sgombero Salviati, perché non ha mai agito di concerto con chi segue il problema da anni né con le decine di soggetti che ruotano intorno ai campi, in buona o cattiva fede, a cominciare dagli stessi Rom che vi abitano, ma agisce in sinergia privata e diretta con un'unica associazione, che è proprio la 21 Luglio. A prescindere da ogni valutazione sull'operato della ONLUS, suona bizzarro il fatto che un esponente radicale limiti la sua azione su dinamiche così complesse a un unico soggetto, quand’anche questo fosse il più virtuoso in assoluto. Ma andiamo con ordine.
Pochi giorni dopo l'annuncio di Magi, è Stasolla stesso che dichiara un suo sciopero della fame a oltranza per la chiusura del medesimo centro. L’8 dicembre Ignazio Marino invia un messaggio con l'ennesimo annuncio (mai seguito dai fatti) che avrebbe lavorato per chiudere i campi nomadi, chiedendo ai due di interrompere l'iniziativa nonviolenta. Entrambi ringraziano e sospendono il digiuno. Il giorno dopo Marino dichiara che è al lavoro su un progetto con lo stesso Magi. Questo suona strano, in quanto la Strategia non prevede piani esclusivi, ma è piuttosto un copione delicato e di complessa attuazione che vede nella partecipazione di vari attori, dalle associazioni ai rappresentanti Rom, il suo svolgimento.
Pertanto l'assessore dovrebbe ricevere le parti in causa ed elaborare un progetto con loro con l’obiettivo di entrare nel Tavolo regionale (che non è ancora stato aperto, con quasi due anni di ritardo) affinché sia possibile accedere ai fondi strutturali, ovvero i soldi dell'UE per cui il Comune non dovrebbe sborsare un euro.
Emerge invece la sconcertante notizia che Marino sta valutando di approvare un progetto della 21 Luglio, che prevede la chiusura di due campi entro il 2018 tramite un ufficio a scopo gestito da un delegato dipendente direttamente dal sindaco, estraneo all’assessorato e monitorato dalla stessa 21 Luglio.
Un commissariamento di fatto, che con un colpo di mano leverebbe a tutti i soggetti competenti il diritto di intervenire come previsto dalla Strategia, in primis gli stessi Rom. Tale progetto sarebbe stato sulla scrivania del sindaco già da un mese, secondo la stessa 21 Luglio. Sul fatto che Stasolla avesse previsto l’avvio delle indagini lui stesso ironizza in merito alle sue doti di preveggenza, anziché cercare di fugare ogni imbarazzante ipotesi secondo cui il presidente dell’Associazione 21 Luglio avrebbe "canali privileggiati".
Sull’altro versante, non è la prima volta che Riccardo Magi corre in soccorso di Ignazio Marino grazie al dramma dei Rom da un lato e alla credibilità radicale dall’altro, a cominciare dall’operazione di facciata del cambiamento di nome sulle circolari da "nomadi" a "Rom, Sinti e Caminanti" con apposito convegno riparatore, ricco di fotografie e sorrisi sulla stampa, in un momento in cui il sindaco si trovava al centro di una bufera per la gravità delle violazioni dei diritti umani compiute anche da lui in prima persona tramite la firma delle ordinanze di sgombero.
La foto di quell’incontro di marzo, con i volti di Magi, Marino, Stasolla e Nieri, è disponibile, stampata in bianco e nero, in alcuni campi nomadi della Capitale, esibita dai residenti con commenti che preferiamo non tradurre dalle melodiose lingue slave. Ma questa volta molti soggetti che ruotano intorno al mondo Rom sono sconcertati perché una simile mossa da parte di un Radicale è evidentemente un unicum in materia.
Stasolla ha già annunciato che il nuovo piano "non costerà al Comune più di quello che spende adesso". Ora, il Comune dovrebbe spendere una cifra pari quasi a zero, perché ci sono a disposizione i fondi dell'UE. Anche sotto questo profilo, il progetto appare pericoloso: se i cittadini romani dovessero venire a sapere che si spenderanno ancora soldi comunali per i Rom, e stavolta per "da’ le case a li zingari", potrebbe andare a finir male.
Magi non è mai stato a Tor Sapienza, ma chi scrive sì, e quando facemmo notare che per i percorsi d'inclusione dei Rom ci sono a disposizione i fondi strutturali anche un amico del comitato di quartiere spiegò che comprendeva e condivideva la necessità di avviare la Strategia. Ma qui la si sta violando in modo patente. L'iter per accedere ai fondi strutturali prevede la partecipazione di tutti i soggetti in causa, inclusa la rappresentanza Rom.
Associazioni come l'ARCI Solidarietà, che la 21 Luglio ha attaccato in modo molto diretto e difficile da comprendere sui social network, oltre a essere totalmente estranee alle indagini lavorano già da anni alle graduatorie delle famiglie perché queste possano accedere ai percorsi previsti dalla Strategia. Pur avendo un mandato comunale, aspettano da anni un dialogo continuativo con l’amministrazione e sono costernati dal fatto che ora Stasolla parta come un uomo solo al comando insieme a Magi, considerando che nessuno dei due ha oggi il benché minimo contatto con i campi nomadi.
Il paradosso è che il consigliere radicale sta incentivando proprio quella prevalenza della Ragion di Stato sullo Stato di Diritto denunciata in ogni sede da Marco Pannella. E questo è drammatico, perché la logica sembra essere: visto che tutte le associazioni del settore sono corrotte (grave generalizzazione) e visto che i Rom si sono fidati di rappresentanti corrotti (altrettanto inaccettabile qualunquismo), aboliamo ogni forma di consultazione e commissariamo di fatto tutti con un "ufficio di scopo" gestito da un unico delegato e monitorato da una sola associazione.
Non solo limitandosi a chiudere i campi senza che questo passaggio sia inserito nell'alveo della Strategia si replicherebbe l'errore che fu fatto con i baraccati dell'epoca di Petroselli e si finirebbe, nella migliore delle ipotesi, col creare delle vie di mezzo fra il Mandrione di Roma e il Rancitelli di Pescara, ma è il principio antidemocratico per cui siccome il popolo sarebbe mal rappresentato si elimina la rappresentanza ad essere particolarmente preoccupante.
In altre parole, in un'ottica radicale sarebbe molto meglio sedersi con un portavoce corrotto, foss'anche per chiamarlo davanti alle sue contraddizioni, o con un'associazione in cattiva fede, piuttosto che eliminare il dibattito democratico con una sorta di colpo di Stato.
La Strategia è un copione mai attuato, è vero, per via anche di interessi di parte: ma strappare i copioni eliminando gli attori (Rom, associazioni, componenti istituzionali etc.) e le scene (Tavolo regionale, assessorato, campi nomadi), sostituendo il regista (l'UNAR) e la produzione (i fondi strutturali UE), per mandare in scena un altro spettacolo (Magi e Marino come unici attori, un "ufficio speciale" come scena, la 21 Luglio alla regia e il Comune alla produzione), è una soluzione poco convincente.
Ed è strano che questa sia una linea radicale, considerando che la Strategia prende le mosse proprio da un rapporto del Senato, redatto quando Marco Perduca era segretario della commissione diritti umani; nel 2012 fu proprio chi scrive, con lui e Rita Bernardini, a presentare la Strategia per la prima volta in un campo nomadi romano con l'ex direttore dell'UNAR, Massimiliano Monnanni, che l’aveva curata personalmente.
Si tratta pertanto di una questione complessa, in cui molti soggetti connessi sembrano esprimere una grande perplessità perché è un momento delicatissimo per i Rom. Le difficoltà non sono poche: "Mafia Capitale" può essere un’occasione per aprire un dibattito democratico e trasparente che non si è mai aperto, o per eliminarlo del tutto con un colpo di mano, una tentazione comprensibile ma che sarebbe disastrosa e creerebbe per giunta un gravissimo precedente.
Inoltre, ed è la cosa più importante, la Strategia prevede la partecipazione della rappresentanza Rom, e il fatto che alcune associazioni gestite dai Rom potessero essere conniventi con il sistema che sta emergendo dalle indagini ancora in corso, anche ammesso che sia vero, non sarebbe un buon motivo per espropriare la rappresentanza e attingere ai fondi del Comune, mantenendo inizialmente l’inaccettabile spesa attuale, anziché puntare a progetti che permettano a una minoranza di accedere ai fondi europei che le spettano, attraverso la partecipazione del Comune, con un piano congruo, a un Tavolo regionale di cui è sempre più irrimandabile l’apertura. Sarebbe come dire che se per ipotesi gli italiani avessero un presidente corrotto, non potrebbero sedersi al tavolo dei leader europei e qualcun altro dovrebbe decidere per loro tramite un "ufficio di scopo" monitorato da una ONG composta da tedeschi o francesi.
Valerio Tursi, presidente di ARCI Solidarietà, che l’anno scorso aveva presentato un documento condiviso con l’Associazione 21 Luglio poi firmato dalle principali associazioni romane per il superamento dei campi tramite l’accesso ai fondi strutturali, è stupito almeno quanto i suoi operatori, fra i quali qualcuno si domanda come mai i Radicali diano spazio unicamente alla 21 Luglio.
Una bizzarra novità nell’antica storia che lega Pannella al popolo Rom, e che stupisce tanto più ARCI che sta vivendo in questo periodo dei paradossi grotteschi. "Io non mi alzo la mattina per fare il volontario solo perché ne ho voglia", dice Tursi, "ho un mandato comunale ed è surreale il fatto che non ci sia un confronto sistematico col Comune stesso".
In effetti, a volersi concedere un sorriso proprio con gli stereotipi, ARCI comincia ad assomigliare al proverbiale svedese che fa educatamente la fila in una panetteria italiana, mentre tutti gli passano davanti, si spintonano e ammiccano all’amico fornaio per essere serviti prima. "Abbiamo lavorato per anni alle graduatorie, prendendo in esame tutto, dalla scolarizzazione al reddito delle famiglie, perché se uno non ha i soldi come fa a mantenere una casa? I campi non vanno chiusi, ma svuotati attraverso percorsi d’inserimento lavorativo, scolastico e di regolarizzazione dei documenti, come previsto dalla Strategia", spiega Tursi.
ARCI Solidarietà cura ancora, fra l’altro, il difficile percorso di scolarizzazione dei minori nel campo nomadi di Castel Romano, finito al centro dell’inchiesta condotta da Pignatone. Ci rechiamo lì in una domenica piovosa, dove alcuni amici di nazionalità diverse ci accolgono raccontandoci come molti dei residenti siano emigrati in Germania, esasperati da condizioni di vita inaccettabili: una delle tre aree che compongono l’insediamento è addirittura senza corrente.
Dopo il blitz effettuato da chi scrive con Radio Radicale nel mese di febbraio, erano stati avviati dei lavori di ristrutturazione, che sono stati poi prontamente interrotti in seguito al succitato convegno di marzo che aveva risolto, almeno momentaneamente, i problemi d’immagine della giunta Marino. I Rom del campo, ancora ignari del nuovo progetto, si chiedono se dopo le indagini saranno risarciti dei fondi che non hanno mai ricevuto e se potranno finalmente disporre di quelli europei. "Noi siamo una grande minoranza d’Europa", afferma una donna, "abbiamo diritto ai nostri, di fondi, perché non abbiamo uno Stato".
"Nazione Rom" ha già scritto al sindaco Marino chiedendo chiarimenti: "Per sconfiggere la mafia, il razzismo e la corruzione, per superare il sistema dei ‘campi’ c'è solo una strada: è l’applicazione degli accordi quadro strutturali (impegno preso dallo Stato italiano con la Commissione Europea ed il Consiglio d’Europa) implementando regole e governance previste dalla Strategia Nazionale di Inclusione con Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali - Presidenza del Consiglio dei Ministri), punto di contatto nazionale.
lGli assi di lavoro sono quattro: "lavoro, casa, scuola e sanità", scrive l’associazione. "I percorsi di inclusione sociale devono vedere come attore fondamentale della progettazione lo stesso soggetto destinatario: la società civile rom. È inimmaginabile ed un vero crimine proseguire sulla strada percorsa sino ad oggi. Roma Capitale deve convocare il Tavolo di Inclusione: il tavolo deve vedere il coinvolgimento diretto della Prefettura, di Unar e dei cittadini e cittadine Rom, Sinti e Caminanti. Nel tavolo si pensa, si progetta, si esercita la democrazia e si decide le politiche da adottare", prosegue Marcello Zuinisi, legale rappresentante di "Nazione Rom".
Il progetto è criticato molto duramente anche dalla cooperativa sociale Ermes. Salvo Di Maggio, il presidente, dichiara senza mezzi termini che "ricorda le modalità emergenziali degli ultimi 15 anni, da Rutelli a Alemanno". Dai commenti indignati del presidente della Federazione Romanì Nazzareno Guarnieri alla rabbia di molti Rom dei campi, la parola d’ordine sembra essere una: ai Rom viene impedito di rappresentarsi.
Forse perché, come ebbe a scrivere Paolo Pietrosanti, "Probabilmente il problema del mondo di oggi è in primo luogo in un difetto di rappresentanza delle persone, degli individui, piuttosto che di quello o quell’altro popolo, o nazione. La logica per cui tradizioni e costumi vanno conservati ad ogni costo, è logica propria e tipica dei popoli dominanti (come, all’interno degli stati, è logica tipica dei ceti dominanti). I tuoi modi di essere e la tua etica è così interessante, esotica, affascinante… finché non supera certi limiti, anche questi imposti e posti dai dominanti. (…) In fondo, il razzismo è più evidente e odioso quando si esprime attraverso la volontà di far coincidere uno stato con una popolazione etnicamente omogenea. E gli zingari rompono proprio questo: la certezza più sedimentata e dannosa della cultura tuttora prevalente e dominante. Ai Rom non serve altro che la consapevolezza di rappresentare l’alternativa oggi necessaria alla forma dello stato attuale. E poi consentiranno a tutti un passo in avanti forse senza precedenti". (Da "Il popolo senza terra", 1998, di Paolo Pietrosanti, Consigliere Generale del Partito Radicale Transnazionale e Rappresentante all'ONU della Unione Internazionale dei Rom).