Santino Spinelli è indubbiamente il nome più influente della cultura Rom in Italia. La sua poesia "Auschwitz" orna il monumento commemorativo del Porajmos, lo sterminio nazifascista subito dalla minoranza, a Berlino. Artista poliedrico, instancabile attivista, saggista puntuale e grande divulgatore, l’autore di "Rom genti libere" è tutt’altro che stupito dalle rivelazioni dell’inchiesta "Mondo di mezzo". Da anni infatti denuncia le sordide trame di interessi che ruotano intorno ai campi nomadi, a Roma e nel resto d’Italia.
Battendosi contro i tranelli che si nascondono dietro le finte tutele e rivendicando con forza il diritto all’autodeterminazione e alla dignità del suo popolo, Santino è anche per questo un vecchio compagno di viaggio ormai dei Radicali. Ed è innegabile che la percezione di questa minoranza, senza il suo percorso creativo e politico, sarebbe completamente diversa.
Così, quando ci si trova a parlare con lui dei campi nomadi, ci si trova a confrontarsi con un’esperienza difficile da eguagliare. Le certezze vacillano lungo il sentiero polveroso di battaglie vinte e perse dall’artista, che nel 2001 fu l’unico rappresentante italiano al Parlamento della International Romani Union. Per chi ha dedicato due anni a girare un film sui campi nomadi, sedersi a parlare con lui è una sensazione isolata dal tempo, simile a quella dipinta da Liv Ullman nelle sue "Conversazioni Private" scritte da Ingmar Bergman.
Un momento in cui l’identità si fonde in quella dell’altro, e viene messa a nudo nell’istante stesso in cui i tumulti interiori di una giovane passione si riflettono nello sguardo abissale di un’antica coscienza. Allora non emerge solo la comune appartenenza al territorio italiano o la semplice, drammatica consapevolezza di essere tutti vittime delle medesime iniquità perpetrate dagli stessi avvicendamenti di un regime in cui le dinamiche mafiose sono forse più sintomo che malattia, ma anche la stessa condizione esistenziale, l’impotenza, le battaglie, gli errori, la solitudine e soprattutto la passione, che è forse il denominatore comune del versatile vissuto di "Alexian", e di quello dei nostri due popoli di musicisti, emigranti, viandanti.
Lo scandalo di "Mafia Capitale" ha travolto l’Italia. Eppure sono anni che tu denunci connivenze e interessi poco chiari in merito alla gestione dei campi nomadi. Ti stupisce questa inchiesta?
Assolutamente no, non mi stupisco. Al contrario: mi meraviglio di chi si meraviglia. Quest'andazzo va avanti da oltre trent’anni. L'ho denunciato in tutti i modi. I Rom non sono nomadi per cultura e non hanno bisogno di campi nomadi che sono l'emblema della segregazione razziale e della discriminazione. C'è stato un intreccio perverso tra politica, criminalità, associazioni di pseudo volontariato e certa parte dell'informazione. Un cocktail micidiale per i Rom e Sinti.
Ora si indaghi a dovere e si chieda pubblicamente scusa ai Rom e Sinti costretti a vivere in condizioni disumane perché qualcuno doveva arricchirsi. Le associazioni di pseudo volontariato hanno svolto un ruolo determinante. Le associazioni oneste dovrebbero essere le prime ad aprire i loro libri contabili per dimostrare la loro innocenza. Questa volta si volti pagina davvero.
Molti sapevano ma hanno taciuto. Le istituzioni hanno preferito guardare dall'altra parte. Intanto donne e bambini continuano a soffrire per le condizioni disumane e in più hanno il disprezzo dell'opinione pubblica ignara. Che venga ristabilita la dignità pubblica dei Rom e Sinti.
I Rom e i Sinti sono stati più volte oggetto d’oblio da parte delle istituzioni. Accadde con l’esclusione dalla legge 482 sulle minoranze linguistiche storiche, prosegue con l’assenza di una Giornata della Memoria per lo sterminio nazifascista, e tuttora la rappresentanza Rom e Sinti prevista dalla Strategia Nazionale d’Inclusione al pari dell’associazionismo e delle istituzioni sembra avere scarsa voce in capitolo. Perché la voce dei Rom viene cancellata?
Perché tutti fanno di tutto per non cambiare nulla. I Rom e Sinti in Italia rappresentano un'industria che arricchisce tanti italiani sulla pelle di innocenti inermi. Una sorta di neocolonialismo. Si infrangono tutte le direttive europee e non si rispettano i diritti più elementari. Questo non suscita né clamori né indignazione a causa della distorta informazione che fa la differenza.
Come nascono i campi nomadi?
I campi nomadi, un retaggio della cultura nazifascista e di quella ferocia concentrazionaria, nascono con le leggi regionali. Con il pretesto di tutelare la cultura Rom sono state utilizzate non per includere i Rom e Sinti ma per segregarli e colonizzarli. A danno della collettività e degli stessi Rom e Sinti. Oggi si scopre che c'era una volontà criminale dietro questo progetto disumano. Le associazioni di pseudo volontariato cercano di discolparsi e di insabbiare le loro responsabilità. Devono essere indagate e devono restituire il malloppo. Chi è innocente non ha nulla da temere.
Il silenzio delle istituzioni in merito alle forme di discriminazione e alle continue violazioni dei diritti umani che si sono abbattute sulla minoranza Rom in questi anni non ha termini di confronto. Secondo te da cosa dipende questa indifferenza?
C'è una volontà politica di non cambiare nulla. Le cose non accadono casualmente ma sono frutto di una programmazione congegnata. Le associazioni di pseudo volontariato hanno i loro referenti politici sia di destra che di sinistra. I disonesti sono ovunque. Fatto sta che il prezzo più grande lo pagano persone innocenti e l'intera collettività, che è costretta a vivere con i campi nomadi e tutto ciò che ne consegue. Un danno incalcolabile e una guerra fra i poveri. Intanto i furbi di turno sotto il travestimento del volontariato fanno i loro sporchi interessi.
L’Italia a breve dovrà rendere conto all’Europa di come ha speso i fondi per la Strategia Nazionale d’Inclusione, ma a Roma e nel Lazio non sono stati neppure aperti i Tavoli previsti per avviarla. Che percezione hai dello stato d’applicazione della Strategia?
Purtroppo i Rom e Sinti non sono coinvolti realmente nelle questioni che li riguardano e come si può includere socialmente e culturalmente un popolo senza coinvolgerlo? Lo stesso errore fatto con le leggi regionali. Senza la visuale romani non si tratta di inclusione, ma di assimilazione. I Rom e Sinti continueranno a lottare per la propria sopravvivenza culturale ed identitaria.
Sei il più conosciuto e amato esponente della cultura Rom in Italia, come poeta, musicista, saggista e attivista per i diritti umani. Quali sono le ripercussioni di una situazione così difficile sulla cultura di un popolo?
Sono purtroppo devastanti. La cultura romani e la lingua romani si impoveriscono di giorno in giorno nonostante il fiume di denaro che si spende, di cui i Rom e Sinti non vedono alcun risultato. Inoltre la dignità pubblica della popolazione romanì è ai minimi storici. Ora, scoperchiata Ziganopoli e la strategia criminale e dissennata che c'è dietro, ci aspettiamo un cambiamento di rotta a favore della vera inclusione e della valorizzazione culturale, superando le associazioni di pseudo volontariato e gli sciacalli opportunisti che gravitano attorno al mondo Rom. Le associazioni di Rom e Sinti qualificate devono diventare attraverso una Consulta Romanì Nazionale interlocutori privilegiati delle istituzioni. Se ciò non accade significa che non c'è volontà di cambiare. Il danno è per l'intera collettività.
Camillo Maffia e Gianni Carbotti