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27/12/24 ore

Il caso Magdi Allam: intervista all'avv. Luca Bauccio. Il silenzio di regime



Un putiferio. Il procedimento disciplinare che l’Ordine dei Giornalisti ha avviato nei confronti di Magdi Cristiano Allam, originato da una serie di articoli sull’Islam, ha suscitato una levata di scudi per difendere il giornalista. Con buona pace del problema centrale, ovvero l’attacco all’Islam moderato: tra le affermazioni "incriminate" di Allam leggiamo infatti "il nostro vero nemico non sono gli islamici bombaroli, ma i cosiddetti islamici moderati che ci impongono moschee e scuole coraniche".

 

Attacchi diretti alla religione, quindi, quelli di Magdi C. Allam sul Giornale, che l’Ordine dei Giornalisti ha ritenuto di dover sottoporre a un procedimento definito da Pierluigi Battista, sul Corriere, "un attacco alla libertà d’opinione". Un mantra ricorrente su varie testate, che invocano la chiusura del procedimento. La grossa ondata di dissenso sulla carta stampata mescola terrorismo islamico e libertà di credo, minacce estremiste e islamofobia, facendo riferimento al dramma di uno scenario internazionale che, per la verità, c’entra come i cavoli a merenda.

 

Anzi: dovrebbe essere semmai un motivo in più, come rilevato dal Consiglio d’Europa nelle apposite linee guida stilate il 24 giugno 2013, per cercare di tutelare la libertà di religione e credo nel territorio europeo. Un recente report di Faisal Hanif, pubblicato da Asian Image, in merito al bullismo islamofobo in alcune scuole del Regno Unito lascia esterrefatti per il grado di violenza che i minori subiscono in quanto islamici. La campagna Show Racism The Red Card ha rilevato un aumento del bullismo nei confronti dei bambini musulmani e Rom ma, anziché sensibilizzare su questo punto in occasione dei primi giorni di scuola, la stampa italiana preferisce difendere Allam affinché sia libero di definire questi bambini "figli del demonio".

 

Unica eccezione nel livello deprimente del dibattito, un’affascinante conversazione tra Marco Perduca e Luca Bauccio su Radio Diritto Zero: le obiezioni sollevate da Perduca riguardano prevalentemente il senso dell’esistenza di questo ordine professionale, il cui significato ontico è ancora avvolto dal mistero. Ma a parte Radio Diritto Zero e Radio Radicale non ci sembra sia stato dato molto spazio alle opinioni di Luca Bauccio, l’avvocato che con Media & Diritto ha presentato il ricorso contro gli articoli di Allam. Abbiamo deciso quindi di rivolgerci a lui per approfondire meglio il modo in cui questa vicenda s’inserisce nel più ampio dibattito sull’inclusione delle minoranze religiose, sulla libertà di credo e il rapporto, appunto, tra media e diritto.

 

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Nei giorni scorsi l’Ordine dei Giornalisti ha aperto un procedimento contro Magdi C. Allam per via di alcune sue gravi affermazioni. A quanto tu stesso hai riportato, infatti, Allam ha sostenuto che i musulmani in quanto tali siano "figli del demonio", "potenziali terroristi" e un "pericolo da combattere". Come spieghi questa decisione improvvisa da parte di un ordine professionale che nella maggior parte dei casi non sembra particolarmente attento alle diffamazioni nei confronti delle minoranze religiose in Italia?

 

La spiego in modo semplice: il diritto cresce con gli uomini, non è mai fermo e immobile. Per anni alcuni esposti contro le pubblicità razziste e islamofobe sono state cestinate dall'Istituto di controllo per la pubblicità. Ma in un anno due miei ricorsi hanno centrato l'obiettivo e, per esempio, un famoso settimanale  ha dovuto impegnarsi a non diffondere più una sua pubblicità che incitava ai pregiudizi contro i musulmani. Se non credessi nella possibilità di crescita e di cambiamento, insomma nella Giustizia, non potrei mai fare l'avvocato.

 

L’imam che ha fatto affermazioni antisemite è stato giustamente allontanato; il vescovo che ha intimato ai musulmani di "lasciare le nostre terre" è ancora lì. Nessuno si è mai lamentato dei procedimenti avviati dall’OdG nei confronti di giornalisti autori di affermazioni antisemite, mentre per Allam in questo momento c’è una levata di scudi. Secondo te da cosa dipende questa disparità di trattamento e percezione fra le minoranze, le religioni e i credi presenti nel nostro paese?

 

Anzitutto dalla superficialità. Molti parlano senza conoscere, per partito preso. O perché fa sentire "fighi" su Twitter  difendere la libertà d'opinione a prescindere. Altri invece parlano in mala fede: difendono se stessi, la loro è una difesa a futura memoria di se stessi. Altri ancora per pregiudizio. E' il caso di tanti giornalisti che hanno condannato, solo poche settimane fa, frasi identiche a quelle rivolte da Allam, solo che erano contro gli ebrei e quindi per loro erano antisemitiche, meritavano il carcere. Qui no, invece. Ecco, quest'ultima categoria è la custode del veleno del pregiudizio, antico e micidiale. E' la peggiore perché non ti darà mai ragione. La cosa però più angosciante è un'altra: il silenzio di chi dovrebbe parlare e non parla. Giuristi, intellettuali, politici che si sgolano per le coppie gay, etc. E' un silenzio ammorbante e lugubre. Un silenzio di regime.

 

Hai presentato tu il ricorso all’Ordine dei Giornalisti contro Magdi Allam, quindi presumiamo che qualcuno si sia rivolto a te perché si era sentito diffamato. Com’è nato questo ricorso e in che modo credi che le affermazioni di Allam abbiano danneggiato la sensibilità del tuo assistito/a?

 

Il ricorso è stato presentato da una associazione laica: Media & Diritto. Non dai musulmani. Le affermazioni di Allam danneggiano il mondo civile, la cultura democratica. Sono fascismo, lo dico alla maniera di Pasolini. Il manganello delle parole a mezzo stampa è la moderna forma di persecuzione dei diversi, dei fuori dal giro. Ma è anche il modo chic ed elitario del regime di perpetuarsi, di mantenersi tal quale. Una rendita di posizione insomma nel segno della continuità. Manganellare i musulmani con parole di condanna che sono come una stella gialla (alla maniera degli ebrei e prostitute) non è libertà di opinione, ma l'opinione che nega la libertà e la dignità. Come lo spieghiamo a un bambino musulmano che legge il giornale in classe che lui non è il figlio del demonio?

 

Un pubblico ministero intervenuto sul quotidiano "Libero" ha dichiarato di "vergognarsi" del Consiglio di Disciplina per il procedimento aperto contro Magdi C. Allam e tu hai replicato contestando le sue affermazioni. Puoi raccontarci i dettagli di questo episodio?

 

Si tratta di un GIP, un giudice! Come se uno avesse dichiarato di vergognarsi di un Giudice nel corso di un processo. Nessuna protesta da parte dei garantisti di destra. Silenzio assoluto da sinistra. Quel giudice ha fatto affermazioni contraddittorie nel merito. Anzitutto ha ammesso di non aver letto "tutti" gli articoli. Già basterebbe questo: "non so dunque mi vergogno". Poi ha affermato che in Francia avrebbero cestinato tutto: è vero il contrario, come sa chi legge le sentenze e studia prima di parlare. Poi ha detto di non sapere chi mai si sarebbe offeso: non sa quindi o non vuol vedere due milioni di musulmani in Italia, con una dignità e uno statuto costituzionale. Infine ha affermato che l'islamofobia non esiste, che i musulmani non sono discriminati. Quindi in una parola ha abrogato la legge che persegue la discriminazione e quella che vieta la diffusione delle opinioni fondate sull'odio religioso: non servono, almeno per i musulmani. Non ho altro da aggiungere, come si dice in tribunale. Rimane solo  la consolazione che dalle parti di Libero per una volta saranno contenti dell'esternazione di un magistrato.

 

In questo momento assistiamo a uno scenario particolarmente difficile per il cosiddetto "islam moderato". Gli attacchi ai credenti si abbattono sulla minoranza musulmana in Italia, che attraverso l’Unione degli Islamici ha espresso nettamente il suo rifiuto di ogni forma di violenza, ma che subisce continue forme di stigmatizzazione a causa della strumentalizzazione delle vicende internazionali. Secondo te quali sono gli effetti di affermazioni come quelle di Allam sulla vita, i diritti e l’inclusione dei cittadini musulmani in Italia?

 

Gli effetti a breve termine colpiscono  i musulmani: le parole dell'odio peggiorano la loro vita, depauperano il loro ruolo sociale, impediscono un inserimento proficuo, insomma tolgono felicità e dignità alla loro vita. A lungo termine vedo che tutte queste conseguenze colpiranno noi. Non potremo rimanere immuni. Come faremo a rimproverare un neonazi per le sue "legittime opinioni" sugli ebrei? Per questo mi stupisce moltissimo il silenzio della Comunità ebraica e della Chiesa: non hanno capito dove ci portano le parole  di Allam? Non comprendono che la sua difesa è una condanna  per noi, per tutto ciò che fin qui abbiamo conquistato?

 

In questo periodo è tornato di moda un vecchio ritornello: dal punto di vista teologico, l’Islam non avrebbe risolto il rapporto tra fede e violenza (o tra fede e ragione, a seconda dei commentatori), in contrapposizione con le altre due grandi religioni abramitiche. Chi scrive ritiene che qualunque studente di liceo scrivesse una simile bestialità asinina su un compitino di filosofia alla più banale domanda sul concetto della sospensione teologica dell’etica sarebbe bocciato all’istante, eppure basta cercare in rete per trovare questa affermazione fra gli opinionisti più autorevoli. Avendo tu maturato una considerevole esperienza nel campo della diffamazione degli islamici, puoi dirci se, a tuo giudizio, si tratta di una riflessione valida o di una dichiarazione diffamatoria?

 

E' una farneticazione da fabbrica degli errori. Che producono a volte orrori. Come i sacrifici votivi degli ebrei, come il complotto internazionale giudaico massonico, come il capitano Dreyfus, come mille altre palle che fanno sorridere i radical chic e inorridire i radicali, cioè i portatori di un pensiero che fa della storia e della memoria non un’immagine votiva, ma la fonte che alimenta la politica, il sapere, la vita. Se un miliardo e seicento milioni di persone musulmane avessero davvero questo credo il mondo sarebbe un inferno. E' così? E invece abbiamo questo  inferno di parole nel quale siamo costretti a vivere. Ecco perché questa canea contro l'Ordine dei giornalisti per una volta proprio non la capisco.

 

Camillo Maffia

 

 


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