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17/11/24 ore

Funerali in chiesa: solo Piergiorgio Welby non fu accolto


  • Alessandro Frezzato

Non per il gusto alla polemica, ma solo per rilevare come le contraddizioni nascondono in alcuni casi anche vizi culturali profondi che non possono essere che dei veri e propri equivoci

 

Quando nelle scorse settimane è stato celebrato nella Basilica di San Pietro e Paolo il funerale di Riccardo Schicchi, presentato e conosciuto solo come “il re del porno italiano”, mancato il 9 dicembre a causa di una grave forma di diabete, non vi è stata nessuna particolare risonanza dei media.

 

I meriti di Schicchi sono a mio avviso indubbi e significativi in quanto il noto regista e produttore del mondo dell’hard ha sdoganato, contro una cultura bigotta e censoria, la questione del sesso e dell’erotismo. Si può non essere d’accordo, ma i fatti dicono che di fronte alla logica dei “vizi privati e delle pubbliche virtù” si è trattato di un indubbio passo min avanti. In particolare se si pensa alla influenza nefasta della cultura clericale.

 

Ma al di là del personaggio Schicchi, viene spontaneo chiedersi perché la Basilica di San Pietro e Paolo, senza il veto della Curia romana, ha celebrato il funerale del regista senza alcun problema (e per quanto ci riguarda ha fatto bene, essendosi manifestato questo desiderio), anzi, il prete durante la funzione, ha anche dato l’eucarestia (e giustamente) a Ilona Staller ed Eva Henger.

 

Ma allora, e qui viene la domanda, perché a Piergiorgio Welby fu negato di avere una cerimonia religiosa, così sua moglie Pina Welby fortemente desiderava, interpretando probabilmente anche il pensiero del suo compagno? Soltanto perché aveva dato corpo alla propria scelta di porre fine a quella per lui era divenuto un calvario doloroso e non più sostenibile? E perché aveva ritenuto di rendere questa scelta pubblica e non nella clandestinità, così come ogni giorno accade? Perché Piergiorgio si era battuto , con l’Ass. Luca Coscioni e i radicali, per la depenalizzazione e la legalizzazione dell’eutanasia?

 

C’è da augurarsi che le vere ragioni non siano da cercarsi in questioni meramente economiche, con buona pace della carità cristiana!

 

 


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