L'altro giorno, gli abbiamo dedicato un "pezzo" tra il divertito e il perplesso. Si chiama Marco Beltrandi, deputato radicale di stretta fede pannelliana seduto tra i banchi del Pd, e la cronaca politica, in questi anni recenti, si è occupata molto di lui. Per virtù o per caso, si è trovato più di una volta al centro di incroci parlamentari roventi, segnati dalle manovre del centrodestra e dal suo particolare modo di stare al gioco. Pardon: a sentirlo ora, dovremmo dire «di non stare al gioco».
Cioè, leggerete le sue argomentazioni, è uno che si appende alla lettera di una «purezza» procedurale e per questo, spiega, può accadere che si trovi in posizioni che fanno invece il gioco dei berlusconiani. Prestando il fianco, allo stesso tempo, alla strumentalizzazione politica e anche a quella giornalistica. In questo coro, ci saremmo anche noi «colpevoli» di aver messo assieme ricordi e materiale d'archivio ma commettendo, secondo Beltrandi, errori che meritano di essere corretti. Annotiamo che di Beltrandi ci siamo occupati perché mossi da sincera perplessità: grazie alla sua assenza in commissione di Vigilanza, la destra è riuscita a conservare la maggioranza e a piazzare un colonnello dell'esercito di Arcore.
Eccoci, Beltrandi: siamo pronti e viva il diritto di replica, entriamo subito nei punti da lei contestati...
"Intanto, sia chiaro che son contento di essere criticato: vuol dire che muovo qualcosa. Poi, provo a spiegare le falsità contenute nel suo articolo. Io Villari deputato Pd eletto dalla destra alla presidenza della commissione di Vigilanza tanto per cancellare la candidatura proposta dal partito, Orlando, ndr - non l'ho mai votato e lei sostiene che lo avrei fatto..."
Non ci riferivamo a un voto istituzionalmente espresso, ma ad un voto ben più pregnante che lei ha tradotto in comportamenti coerenti quando ha deciso di sostenere Villari mentre tutto il centrosinistra rifiutava il colpo di mano della destra. Lei fece anche lo sciopero della fame, in quel frangente e lo stesso Villari intervenne per ringraziarlo dicendo "Caro Marco, hai già fatto tanto per me..."
"Vede, l'unico voto che ho sottoscritto in quella vicenda è stato in favore di Orlando, e lo sanno tutti. A me e a Pannella interessava che Villari, una volta eletto, facesse le cose urgenti che doveva fare e, tempo dieci giorni, se ne andasse; quindi non volevamo che la commissione fosse sciolta d'ufficio poiché ciò avrebbe creato un pericoloso precedente istituzionale..."
Secondo punto, i talk show. Non è stato lei a promuovere, votando col Pdl, l'adozione della normativa per la par condicio che alla fine mise la destra nella condizione di cancellare tutti i talk show?
"Il testo che ho scritto e fatto approvare non vietava per nulla il talk show, come conferma anche la lettera di Morri (capogruppo Pd in commissione di Vigilanza). Quella è una decisione Rai con il concorso Pdl in violazione del regolamento. Quando l'anno successivo si pose la questione nuovamente, il mio voto fu decisivo per impedire al Pdl di chiudere nuovamente i talk show. L'idea demenziale dei due conduttori è invece di Alessio Butti, Pdl, tempo dopo, contro cui io mi sono battuto anche con emendamenti abrogativi".
Veniamo alla vicenda del disaccoppiamento tra amministrative e referendum.
"Ecco, allora votai in disaccordo col mio partito. Accade, può accadere e non c'è nulla di male. Lì, in coscienza, votai a favore, ma stia attento chi mi attribuisce la responsabilità di quel che accadde: come mai mancarono dieci deputati Pd, e tra questi Fassino, mentre il partito si sbracciava per avvisare della eccezionale importanza delle cose in gioco? Sarà vero che il mio voto fu decisivo, ma lo furono allo stesso modo quelle assenze, non le pare?"
Veramente no: quelle assenze hanno attribuito al suo voto e alla sua coscienza una responsabilità ben più grande, e soprattutto la grande stampa le attribuì quella responsabilità. Ma lei se la prende con noi solo ora...
"Arriva il momento in cui le strumentalizzazioni devono essere fermate e per fortuna lei in questo momento me ne offre la possibilità, sono felice di poter dire queste cose all'Unità".
Tanto per sapere: voterà sì alla signora Tarantola alla Presidenza Rai?
"Si sappia: io ho chiesto a Zavoli di poter audire Tarantola. Voglio sapere cosa farà nel caso la destra le negasse le deleghe. Mi pare giusto, non crede?"
E se questa audizione non si verificasse?
"Per me sarebbe davvero difficile votare, ma badi: io sono centro-sinistra, i radicali secondo me sono un pezzo del centro-sinistra e la sinistra liberale è il nostro posto"
Tony Jop
(da 'L'Unità' del 10 Luglio 2012)