Le edizioni online dei giornali “fanno bene a ospitare qualunque commento anche di bassissima qualità sugli articoli pubblicati”?. Se lo è chiesto qualche giorno fa Michele Serra nella sua rubrica L'Amaca. Il giornalista di 'Repubblica' è ritornato sull’argomento dopo le discussioni suscitate a tal proposito in rete. Il tema è quanto mai attuale e investe una problematica su cui anche Agenzia Radicale fa talvolta i conti, a causa degli effetti collaterali provocati dallo spazio libero e senza filtri che mette a disposizione dei suoi lettori.
L'AMACA
In rete è nata una discussione sulla mia Amaca dell’altro giorno, nella quale mi chiedevo se le edizioni online dei quotidiani fanno bene a ospitare qualunque commento, anche di bassissima qualità, sugli articoli pubblicati. Un’ottima sintesi del dibattito su/contro quell’Amaca è leggibile su www.valigiablu.it. L’argomento è enorme (enorme come il web) e questo spazio minuscolo.
Provo ad aggiungere un paio di cose che possono aiutare a discutere nel merito, e non d’altro. Non sono affatto “contro il web”, sarebbe ridicolo. Sono contro — questo sì — l’idea fatalista che il web sia “strutturalmente” ingovernabile.
Sull’edizione online di un quotidiano io cerco le notizie, non una gragnuola di commenti generalmente sciatti o livorosi o ininfluenti. Per quelli c’è l’intero web a disposizione. La libertà di leggere è anche libertà di non leggere: senza scelta, non esiste libertà.
La tracimazione costante, onnipresente delle opinioni (l’opinione obbligatoria) non mi fa venire in mente la libertà, ma la sua parodia. Più vivo, più capisco di avere bisogno di imparare. E più ho bisogno di imparare più ho bisogno di selezionare le parole che mi circondano. Sbaglia chi pensa sia snobismo. Al contrario: è che ho bisogno degli altri. Ma non TUTTI gli altri.
Michele Serra
(da 'La Repubblica' del 14/07/2012)