La questione è di quelle annose quando si parla di laicità dello stato e di libertà di manifestare in luogo pubblico la propria fede religiosa. A maggiore ragione è annosa quando si tratta della Francia, dove il principio di laicità dello Stato è molto sentito. Figuriamoci poi di questi tempi.
I fatti risalgono però al 2000, quindi prima anche dell’11 settembre, quando – riporta l’Ansa - a un’impiegata della pubblica amministrazione, Christiane Ebrahimian, non fu rinnovato il contratto come assistente sociale in un ospedale, a causa del suo rifiuto di togliersi il velo durante le ore di lavoro, circostanza che provocò il ricorso contro di lei di alcuni malati.
La vicenda è diventata poi un caso di diritti umani violati, per il quale è stata investita la Corte europea di Strasburgo appositamente istituita. I tempi biblici per il pronunciamento hanno trascinato il conflitto in sede di giustizia europea fino ad oggi.
Alla fine, la sentenza ha dato ragione alla Francia: non è stato violato il diritto al rispetto della libertà di religione, perché – motiva la Corte - "l'obbligo di neutralità imposto agli impiegati pubblici può essere considerato come giustificato nel suo principio" e che le restrizioni imposte trovano il loro fondamento nel principio di laicità dello Stato francese.