Opel e General Motors - Tutti sappiamo che la Opel è la figlia della G.M. , che però oggi vuol disfarsene, col rischio di farla finire addirittura nel paese dei copiatori per eccellenza: i famosi cinesi…e così terrorizza la Germania, dalla quale si elevano vibrate proteste…
Ma facciamo un passo indietro. La Opel era una vecchia fabbrica tedesca, che – come ci informa Wikipedia - iniziò la sua grande avventura industriale circa 150 anni fa producendo macchine da cucire e poi biciclette e verso fine secolo XIX si innamorò, della nuova meraviglia del mondo: l’auto. Solo che di automobili alla Opel nessuno ne sapeva niente e allora si comprarono una “Benz”, per studiarne il motore e così si avviò la Opel…automobilistica.
La fabbrica ebbe poi grande successo, costruendo anche veicoli pesanti e motociclette e divenne la maggior fabbrica tedesca del settore. Ma chi la fa l’aspetti: nel 1929 la General Motors, impressionata dai successi della Opel, ne comprò l’80% delle azioni… Oggi vuol disfarsene… E la locomotiva tedesca si sente troppo piccola…
Marine all’Eliseo? - Nessuno dovrebbe sentirsi sconvolto da un miracolo, tutt’altro che inatteso…perché è dai tempi delle candidature alla Presidenza della Repubblica di Lionel Jospin che la Francia affronta il problema. Nel 1995 il candidato socialista – imperterrito sostenitore delle 35 ore – fu sconfitto da Jacques Chirac (candidato dell’Unione per un Movimento Popolare - UMP – formazione conservatrice moderata) e nel 2002 non giunse nemmeno al ballottaggio, (arrivò quarto, dopo pure Balladur): vinse di nuovo Chirac, con i voti suoi e quelli della sinistra, perchè secondo era Jean Marie Le Pen, padre di Marine…
Questa volta non si sa come andrà a finire. Ma la paura è tanta, perché Marine è data per vincente nei sondaggi, ha riverniciato il suo Front National poi… se di Nation pur sempre si tratta, questo è il punto, allora la destra estrema non teme concorrenti.
Nel 1941 a Ventotene Spinelli e Rossi scrivono il “Manifesto di Ventotene”, la cui tesi di fondo è che se dopo la guerra (danno per scontata la sconfitta dell’”Asse”) si ricostruiranno gli stati nazionali come erano, sarà inevitabile la riproduzione dell’accaduto: come sta puntualmente accadendo. E Luigi Einaudi già ancora nei primi decenni del novecento aveva posto le premesse di questo discorso.
Se all’Eliseo fra poco più di due mesi arriva Marine succederà il finimondo. Il rischio però è che si continui a correr dietro alle solite spiegazioni, che spiegano tutto e non significano nulla.
La candidatura Emiliano alla segreteria del PD - Michele Emiliano, governatore della Puglia, può piacere o non piacere, ma la sua candidatura alla segreteria del Partito Democratico ha un significato preciso, proprio perché ha deciso di “restare” e chiaramente porsi contro Renzi. Perchè anche Renzi, che anche lui - ovviamente - può piacere o non piacere, ha una sua posizione è precisa: vorrebbe un PD disancorato dalla tradizione comunista (con tutto quello che ciò comporta), è allergico a quanti si ritrovano nel 2017 a cantare bandiera rossa al punto di non concedere all’avversario nemmeno l’onore delle armi.
Emiliano invece vuol tenere tutti dentro e combattere la sua battaglia. Certo emerge subito l’ipotesi che giochi la partita a suon di correnti. Ma non è detto che sia così. Non è detto che non voglia fare del prossimo congresso l’occasione per una Bad Godesberg, per una scelta fra massimalisti e riformisti…
Però al fondo c’è un problema. A Livorno, nel1921, la scissione generò il Partito comunista, che nel secondo dopoguerra Togliatti reimpostò sulla base del “blocco storico” popolare, articolato per necessità e per convinzione, nel dialogo con i cattolici (fortissimi nel mondo contadino). Poi sappiamo come è andata… Ma non si può ignorare che il PD è l’ultimo figlio di quel dialogo: DS + sinistra DC…