La stragrande maggioranza dei paesi africani non è stata in grado finora di stabilire un accesso organizzato e regolare alla cultura, non consentendo a quest’ultima di essere parte di una dinamica di cooperazione e coesione sociale. Per cultura si intende qui “l'insieme dei valori, delle tradizioni, delle pratiche, degli spettacoli e delle opere che consentono a un individuo di dare significato alla propria esistenza”.
Questa situazione è una delle principali cause delle molteplici crisi multidimensionali in Africa, con i milioni di morti e sofferenze indicibili: dal Congo ai paesi del Sahel. Il trauma è particolarmente amplificato tra i giovani, la cui impazienza di accedere a una vita migliore si spinge sempre più agli estremi.
Mentre alcuni aspirano a rifugiarsi economicamente in Europa, molti altri sono affascinati dalle teorie del “complotto” occidentale contro l’Africa e si lasciano trascinare molto facilmente. A questo quadro si aggiungono gli imprenditori dell’economia criminale che reclutano sempre più all’interno di un simile bacino.
L’accesso organizzato e regolare alla cultura contemporanea può offrire un’alternativa a questa triste realtà e mitigarla notevolmente. Una tale politica può consentire non solo di offrire regolarmente un accesso “informato” e critico all’opera artistica nella sua capacità di commuovere e intrattenere, ma anche di aprire le menti all’innovazione, di comprendere i problemi del mondo di oggi e di installare nei cuori la accettazione della differenza degli altri.
È per questo obiettivo che esponenti di apparati culturali emergenti in Africa, legati ai luoghi artistici europei, in particolare il Teatro della Pergola di Firenze e il Théâtre de la Ville di Parigi, hanno voluto incontrarsi nuovamente il 19 febbraio a Kigali, capitale del Ruanda, in occasione della Triennale che si svolgerà dal 16 al 25 febbraio, per interrogarsi su queste questioni urgenti e proporre soluzioni concrete basate sulla loro attività e sulle prospettive di cooperazione internazionale.
La Triennale di Kigali è organizzata dalla Rwanda art Initiative con il sostegno del governo ruandese e della città di Kigali.
Partecipano a questa conferenza più di 40 promotori e direttori di strutture culturali emergenti in Africa e di luoghi artistici in Europa. Propongono di esaminare opportunità comuni di partenariato tra strutture culturali africane emergenti e anche con luoghi artistici europei con riferimento alla Carta Europea dei Giovani 18-XXI per un'Europa della cultura, avviata dalla Città di Parigi, alla quale le strutture culturali europee e africane hanno aderito, che invita i luoghi artistici firmatari a essere:
•un ponte tra arte, scienza, salute, ambiente e istruzione
•un ponte tra luoghi, città, paesi e lingue, in tutta la diversità delle culture.
•un ponte tra il XX e il XXI secolo.
•un ponte tra generazioni.
Il 3° Forum Europa-Africa dei luoghi della cultura, che segue quelli di Firenze e Parigi, sarà moderato da Vincent Mambahacka fondatore dello spazio, Linga Téré della Repubblica Centrafricana e Alioune Ifra Ndiaye del Complesso Culturale BlonBa del Mali. Sarà strutturato attorno a 4 temi:
1. Quali sono le sfide per l’Africa?
2. Quali collegamenti con le politiche e le azioni pubbliche nazionali e comunitarie?
3. Quale ecosistema economicamente sostenibile?
4. Come relazionarsi con i luoghi artistici europei?
Nell’ambito della discussione sul quarto tema interverranno Marco Giorgetti, direttore generale del Teatro della Toscana e Emmanuel Demarcy-Mota, direttore del Théâtre de la Ville di Parigi.
All'inizio degli anni '80 e '90 personalità e artisti africani, con i compensi derivanti dalle loro diverse produzioni, crearono luoghi di diffusione e creazione. Alcuni di questi luoghi sono nati dalla collaborazione tra strutture (Nord/Sud) come il Naïf Théâtre (Francia) di Richard Demarcy e il Linga Téré (RCA) di Vincent Mambachaka.
La dinamica che i rari luoghi africani offrono nella loro attuazione è aperta al mondo. Così la Carta europea 18/XXI per un’Europa della culturae la sua apertura all’Africa può essere un’opportunità per costruire ponti tra le strutture europee e quelle africane. Per rendere efficienti questi ponti quale cooperazione dovremmo immaginare?
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(ph. Filippo Manzini)