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20/11/24 ore

Il prezzo dell'arte


  • Giovanni Lauricella

Che la magistratura intervenga in politica non è una novità, anche perché molti magistrati sono diventati brillanti esponenti di partito, in parlamento già da varie legislature.

 

Il loro interventismo è il leit motiv che ci accompagna già dal lockdown con tutti gli arresti per salvaguardare la salute pubblica, ma che anche l'arte sia diventata oggetto delle loro attenzioni è forse una tra le novità recenti, sempre  giustificate come “dovute per il  rispetto della costituzione”.

 

Alcuni recenti fatti accaduti in Italia portano all'attenzione dell'opinione pubblica la valutazione monetaria di quello che è un manufatto artistico. Che esistano delle quotazioni artistiche è patrimonio professionale di chi opera nel settore: ci sono appositi siti alla portata di tutti, dove si trova quanto costa un'opera d'arte, scelte decise da storici dell'arte e periti apprezzati nel campo.

 

Quello che invece sta avvenendo da poco tempo a questa parte è che a farlo sono i magistrati. Insomma la magistratura si trova a gestire un altro settore oltre quello politico, sanitario ecc. e quindi ora la troviamo in prima linea a decidere sull'arte.

 

Vi ricordate il tormentone del rogo della Venere degli stracci di Pistoletto in una pubblica piazza a Napoli? Un gesto clamoroso che, se non fosse stato fatto da un clochard, sarebbe stato riferimento per eleggere ai vertici dell'arte un nuovo Marcel Duchamp, un nuovo artista da fare invidia a Lucio Fontana o a Marina Abramovic o a Maurizio Cattelan

 

Invece il clochard, Simone Isaia, senza nessuna aura culturale si è beccato quattro anni di carcere e quattromila euro di multa. Gli stracci della famosa Venere di Pistoletto, che non sono dell'originale scultura che sta al castello di Rivoli a Torino, quindi abiti vecchi da buttare, cioè mondezza, quella che Napoli come Roma o Milano ingombra le strade perché non sa disfarsene, sono stati valutati dalla magistratura quattromila euro come penale a un barbone

 

Una balla di buoni abiti usati che i bancarellari vendono nei mercatini costa cinquanta euro; quelli schifosetti messi a fare mucchio di roba invece quattromila euro; l'ha deciso la magistratura e figuriamoci se si può dire il contrario. Assurdo è che Napoli è la capitale degli stracci dove mercati tipo Resina (ora spostato a Ercolano) hanno fatto la storia o dove grandi industrie di livello internazionale tipo la Giantex gestiscono un enorme business mondiale proprio per i bassi prezzi che non hanno concorrenza alcuna in tutto il globo. 

 

Ma non è tutto. L'arte offre ai magistrati altre ghiotte situazioni come quelle dei ragazzi di Ultima Generazione che hanno imbrattato vari monumenti e opere d'arte; quando si saprà la tariffa applicata?

 

Che dire dell'occhio della Ferragni sullo scatolo del pandoro? Anche li si sono sbizzarriti in varie valutazioni che vanno da quelle offerte dalla ditta dolciaria al cachet preteso da Chiara Ferragni e a quello che doveva ricevere l'ospedale in donazioni.

 

Il bello, o il drammatico, dipende da come lo si vuole vedere, è notare che mentre l'arte contemporanea arretra come quotazioni rispetto all'arte moderna (ovvero quella meno recente, perché è storicizzata e quindi più sicura e stabile di prezzo), notiamo che, in genere, ultimamente c'è una ritrosia dilagante a dare valutazioni sulle opere d'arte contemporanea.

 

Il motivo? E' che il mercato va male per le esagerate valutazioni che non avevano riscontro alcuno. Potrebbe essere la magistratura a fronte del rispetto della costituzione a dare le tanto agognate quotazioni?

 

 


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