Il movimento dei poeti non esiste, ma è una mia invenzione di comodo per parlare delle numerose manifestazioni dedicate alla poesia che si susseguono con una certa frequenza da alcuni decenni.
Parlo di situazioni che non sono una novità: se ad esempio consideriamo, il caffè Greco, posto nell’area più ambita del centro storico romano, che dal 1760 è una delle mete storiche internazionali della cultura mondiale, da Charles Baudelaire a Giacomo Leopardi, da John Keats a James Joyce, da Guillaume Apollinaire ad Adam Bernard Mickiewicz e Toro Seduto, ci perderemo nella storia.
Toro Seduto? Il suo vero nome era Bisonte Seduto, e non era un poeta ma, per essere partito dalle praterie americane per andare a sedersi al Caffè Greco, penso che di poesia, dentro di sé, ne avesse da vendere.
Senza fare una guida e con la licenza di molte omissioni e lacune, voglio solo ricordare quel fenomeno legato alla poesia che avevamo fino a pochi mesi fa e che ora rischiamo di perdere, confuso fra i vari ricordi di prima del lockdown dovuto alla pandemia. Ricordi che sono la nostra risorsa di vita culturale condivisa, che, se viene a mancare, comporta la fine della nostra civiltà: non a caso pertanto citerò tutte quelle iniziative che, sebbene frammentarie ed effimere, sono l’humus che ci ha permesso di mantenere viva la cultura.
Come tutti sanno, fatte le debite eccezioni, i poeti non vivono di successi editoriali ma personali, spesso maturati grazie al consenso di altri poeti di prestigio o alle relazioni che riescono a sviluppare; così si spiega il fatto che la vita sociale che li ha contraddistinti si svolga in certi locali pubblici famosi per essere di tendenza culturale: Il caffè Platti di Torino, il caffè pasticceria Pirona di Trieste, il Camparino, il Cucchi o il Jamaica di Milano, il caffè Florian o il Gran Caffè Quadri di Venezia, il Caffè del Pavaglione a Bologna, Le Giubbe Rosse o il Michelangelo di Firenze, il Gambrinus di Napoli (e chissà quanti altri) sono stati i centri culturali ante litteram che hanno caratterizzato il successo dei poeti e della loro arte.
Oltre i premi di poesia e le presentazioni editoriali, sono stati di una certa importanza anche gli eventi tipo il Pay with a Poem, tenutosi lo scorso 21 marzo a Milano, ma restringendoci a Roma ricordiamo Break point poetry, il reading dei detenuti a Regina Coeli, o quello di tipo internazionale nella Galleria la Nuova Pesa, come quelli dedicati alla poesia cubana e sud americana o alWorld Poetry Movement ,a cura di Flaminia Cruciani e Michela Zanarella, tenutosi lo scorso 28 febbraio 2019 nella galleria di Simona Marchini, come pure nella Biblioteca Nazionale Altre lingue di Achille Serrao, e infine i frequenti appuntamenti in quasi tutte le biblioteche comunali, di cui cito solo la Rispoli, la più ambita di tutte ma stranamente chiusa da tempo.
Tra le tante manifestazioni, la rassegna che muove più fauna poetica è quella che caratterizza l’Estate Romana all’isola Tiberina, in lunghissime maratone curate da diversi anni da Roberto Piperno e Francesca Farina, mentre sono sedi fisse il Caffè Letterario o il Lettere Caffè con il poetry slam o le numerose librerie bistrot anch’esse molto attive, tipo: Mangiaparole,Tra le righe, Altroquando e le tante altre sparse per la città.
Per concludere, voglio parlarvi dei Cocktail di Poesia di Cristiano Carta e Fabio Croce della casa Editrice Croce, che ho frequentato ultimamente, dove, oltre ovviamente al poeta Cristiano Carta già recensito per Mondomio, autore di Moglie, dedicato alla figura della sua compagna di vita, scomparsa ultimamente, a cui tutti noi dedichiamo il nostro cordoglio.
In questa cornice ho avuto il piacere di sentire un nutrito numero di poeti, di cui cui cito a memoria solo alcuni, presenti recentemente alla biblioteca Elsa Morante: Marguerite Welly Lottin, Agim Saiti Agim Saiti, Biagio Cipolletta, Claudilla L. Dias, Claudio Fiorentini, Ida Verrei, Luca Giordano, Lucianna Argentino, Ludovico Fulci, Pino Blasone, Yeabsira Kassahun, Yousefi Dawood.
Una rassegna che ha visto vari luoghi romani come sedi dei “cocktail”: le virgolette sono d’obbligo perché di non alcool si trattava. Serate in cui si poteva ammirare e sentire recitare la bravissima poetessa Sarina Aletta, che, come una guest star, da tutti amata e con piglio da maliarda, apriva e chiudeva gli appuntamenti con le sue poesie, con una capacità che senza dubbio solo chi ha scritto Manuale poetico-pratico dell’attore può avere. Chi meglio di lei?
Abbastanza assidua, poi, l’importante presenza di Franco Piol, già da me recensito pochi mesi fa per Le macchie nere del racconto, dove l’ho definito vulcanico, e forse per non smentire tale qualifica ha pubblicato un nuovo libro edizioni Augh, Racconti dall’aldiquà, caleidoscopio d’amore in dodici scatti, dal sotto titolo che spiega e fa capire bene di che si tratta. Che dire di Franco Piol, paradossalmente uno tra i pochi a cui il virus ha fatto bene! Scherzo naturalmente, di sicuro l’esempio di resiliente da prendere a riferimento.
Tra le numerose poetesse di Cocktail di poesia sempre vivo e fresco è il ricordo di Raffaella Lanzetta che, suadente, non solo per bellezza, quando leggeva il suo delizioso libro Fammi diventare poesia (edizione Chillemi), ci offriva piacevoli, intime sensazioni romantiche, piene d’intensi sentimenti d’amore, allietando gli incontri. Il titolo del libro è ora anche quello di un’interessante pagina dedicata alla poesia su Facebook, dove intervengono numerosi poeti e amici con versi scelti dalla stessa Raffaella Lanzetta come amministratore del sito.
Mi scuso per l’omissione di molti altri poeti che hanno contribuito a Cocktail di poesia, come ho detto all’inizio, non intendo fare una storia, ma porre all’attenzione di tutti dei ricordi, che in questa frustrante apatia generale, diventano glorie da riconquistare; essi, allo stesso tempo, non debbono essere scambiati per già lontani miraggi, o, peggio, per piacevoli serate ormai sepolte dal tempo.
Poeti resilienti, quindi, più che mai in azione per una ripresa che si fa sempre più necessaria.