di Luca Telese
(da La Verità)
Sono molto deluso del voto nella direzione del Pd.
Perché onorevole Formica?
Perché vedo in quella scelta a favore del sí una resa all’antipolitica.
Non le piace il taglio dei deputati?
(Silenzio, Sospiro). Lo considero una pericolosa follía.
E cosa le sarebbe piaciuto che facesse il Pd?
Mi aspettavo che gli eredi di due tradizioni novecentesche che hanno partecipato alla scrittura della Costituzione capissero il rischio di questo voto. Che avessero un sussulto.
Mi spiega questo rischio?
Ehhhh.... sarebbe un discorso lungo.
Non abbiamo fretta.
Davvero i vostri lettori sono interessati alle riflessioni di un uomo di un altro secolo come me?
I nostri lettori sono interessati a tutto. Poi, come è giusto si fanno le loro idee.
Allora proverò a spiegarle in modo semplice una cosa molto complessa: questo voto è contro la Costituzione del 1946.
Dice?
Ne sono assolutamente convinto. Non è pericoloso solo per i suoi effetti immediati, ma soprattutto per quelli che potrà produrre nel tempo.
Perché?
Perché scardina il meccanismo di garanzia della nostra Costituzione.
Rino Formica, 93 anni, ultimo grande vecchio della repubblica, è ancora oggi un uomo di una lucidità sorprendente: memoria di ferro, rigore monastico, non usa il telefonino per scelta. Legge ancora tutta la mazzetta dei giornali dalla prima all’ultima riga. Quando ha iniziato a fare politica - a 16 anni - in Italia c’era ancora la monarchia.
Cosa le interessa di più, alla sua veneranda età?
Il mondo.
È una bella preoccupazione.
Mi sembra che non abbiamo ancora capito fino in fondo gli effetti del Covid.
Quali?
Tutti! Cambierà un modo di vivere della società. I costumi, le abitudini, la forma mentis.
Più di quello che stiamo osservando?
Molto di più. Sono preoccupato del fatto che nessuno fosse preparato ad un effetto collaterale incontrollabile. Questa è la prima grande crisi che travolge il sistema della globalizzazione.
Si spieghi.
Il mondo è diventato più piccolo: pensavamo che lo fosse solo nelle dinamiche economiche, ma è così anche nelle emergenze sanitarie.
E la prima conseguenza?
È che il virus è più forte di noi. Si comporta con la stessa ferocia ovunque. Non discute, non litiga: contagia.
E quindi?
Non esiste una sovranità internazionale capace di fronteggiare l’emergenza. Perché ad ogni frontiera adottiamo una strategia diversa. Il mondo non era preparato ad un risposta.
Mi stupisce il suo pessimismo.
Non è pessimismo: è esperienza. È come la questione climatica. Incontrollabile, se non facciamo un salto evolutivo.
E poi che altro vede?
Il sovranismo dovrà cambiare o estinguersi: da soli non ci si salva, da questo male.
Perché?
Da solo puoi respingere un barchino, e Salvini era bravissimo. Ma non puoi fronteggiare un virus che corre così veloce.
Ne è certo?
La risposta politiche, prima, erano legate a “prima il mio paese”. Ma “prima il mio paese” ora non esiste più.
E lei ha paura del Covid?
(Sospira) No.
Per nulla?
Credo di appartenere ad una generazione fortunata. Nel 1943 avevo 16 anni ed ero già impegnato politicamente.
E poi?
Ho visto la guerra, l’occupazione tedesca, l’occupazione degli alleati. La fuga di un Re...
E questo la immunizza?
(Ride). Dal virus no, dalla paura sí. Sono nato nella precarietà, nulla poteva essere dato per definito.
Si può perdere tutto.
Per quelli come me una cosa è il benessere che ti cade addosso una a cosa è il benessere che vai conquistando palmo a palmo, giorno per giorno. Non ho Mai vissuto una tranquillità parassitaria.
E cos’è parassitario?
Quello che non ti conquisti lo è. Sono cresciuto nella lotta.
Da che famiglia viene?
Mio padre era ferroviere. Mia Madre figlia di un magistrato napoletano. Colta, Anti-monarchica.
Dove ha studiato?
Al liceo scientifico. Prima mi iscrissi a ingegneria. Poi economia, fino alla laurea.
Il suo dna politico è di sinistra.
Mi sono formato nella sinistra socialista nel segno di Eugenio Colorni. Vuole sorridere?
Magari.
Ero nella corrente che vedeva i difetti del massimalismo e del riformismo, quando si disputava, un secolo fa, tra ricoluzionari e riformisti. E poi fra miminalisti e massimalisti.
E cosa la fa sorridere?
Il fatto che se lei ora mi parla di Di Maio e Zingaretti io delle dimostro che non è cambiato nulla.
Vuole usare quelle stesse categorie?
Cos’è il M5s se non una variante di quella storia che oscilla tra il Massimalismo è il populismo romantico? E quale è il dilemma di Zingaretti se non l’eterno oscillare tra governismo minimale e populismo massimalista.
E il vero riformismo?
Era raro, allora come oggi.
Come si spiega questa analogia?
Non credo che Do Maio abbia studiato la storia politica del novecento, diciamo. Ne è un emulo inconsapevole. Ma queste sono le culture profonde, le malattie che hanno imbevuto il nostro paese. Condizionamenti antichi che si sono trasmessi, anche nella più beata incoscienza.
Prosegua.
Andiamo a studiare la composizione del governo giallorosso? Il populismo del M5s ha un’anima reazionaria e antisistema e un’anima che viene dalla sinistra. Voi pensate che il populismo sia nuovo, è una forma più antica e meno evoluta di identità, rispetto a quelle che ho praticato io.
E il Pd?
Si trova di fronte ad un problema nuovo. Ha perso l’egemonia culturale.
E cosa prevale?
Al di là delle declamazioni? Un’anima della sinistra Dorotea che conosco bene.
La descriva.
Il culto dell’essere al governo, dell’essere nel grande centro. A cui però manca l’elemento vitale.
Quale?
Poter sforbiciare il sistema politico sulle ali. Servono due ali estreme fuori gioco a sinistra e a destra, per praticare questo sport: se non ci sono boccheggi. E infatti...
Cosa serve ancora?
Devi avere grandi margini riformisti Per poter tenere insieme interessi contraddittori. La Dc faceva questo.
E poi?
(Ride). Il grande centro è para democratico per apparire democratico, deve distribuire risorse. Il si è il no devono diventare ni.
Lei si sta beffando di me?
Nooohhhh... Conte in sostanza è figlio di questa madre. Ha alcune rozzezze culturali e politiche, e si sta erudendo. Ma dovrebbe ispirarsi Rumor.
Cosa intende per rozzezza?
È l’abito mentale dell’avvocatura del sud. Lo conosco come le mie tasche anche se non ci ho parlato mai.
Come la riassumerebbe?
Credono che la norma faccia la politica. Mentre è vero il contrario.
Sublime.
L’avvocato del sud, che non nasce della mediazione creativa sogna il patteggiamento di governo.
E Moro?
Moro era un grande mediatore che aveva un titanico progetto di nazionalizzazione delle masse. Qui non c’è né la grandezza, né il titanismo.
Andiamo al referendum.
Storicamente tutte le volte che entra in crisi il sistema democratico c’è una tensione fra il centralismo autoritario e il tema dell’estensione della sovranità.
Spieghiamolo più concretamente.
Nel dopoguerra tutti i partiti che venivano dalla lotta con il fascismo avevano organi interni ridotti al minimo. Ma mano che si è andato aprendo alle masse la partecipazione si è allargata. Si sono allargati gli organismi dirigenti, le istituzioni, la rappresentanza. È stata la forza della democrazia, quello che ci ha fatto resistere ai golpe, al terrorismo assassino e alle bombe.
E ora?
Mi diverte che Di Maio, mentre sta sostenendo la riduzione della rappresentanza, chieda più organi collegiali per il suo partito.
Cosa la preoccupa?
Si liquida il pluralismo, la biodiversità del nostro sistema. Quello che il Pd non capisce, ubriacato dal minimalismo governista - e questo mi fa incazzare - è che questo sfregio non è correggibile con una legge proporzionale.
È il contrario di quello che dicono i dirigenti dem.
Ma santoddio! Se tu innalzi la quota di sbarramento, il taglio degli eletti, se limiti le forme e le potenzialità di raccolta delle firme, la possibilità di accesso universale alla democrazia non esiste più!
La sento indignata.
Questo voto è un voto contro il referendum del 1946. Allora scegliemmo: Da una parte c’era un voto per la monarchia e per lo statuto Albertino. Dall’altro la Repubblica!
Prosegua.
Il voto contro il monarca, uno solo. Un voto per la repubblica, cioè per il popolo. E sa perché queste mie memorie servono a qualcosa?
Me lo spieghi.
Lo Ststuto era stata modificato con legge ordinaria. Lo Stato liberale era stato ucciso dal fascismo e con una legge ordinaria era diventato uno stato corporativo.
Quindi le maggioranze qualificate erano il vaccino.
Esatto! La Procedura della Costituzione rigida è una rete di sicurezza.
L’articolo 138!
Nella chiusura dei lavori i costituenti introdussero il 139 e stabilirono che era immodificabile la forma repubblicana dello Stato. Però non basta.
In che senso?
La forma repubblicana, per essere difesa ha bisogno anche della rigidità costituzionale.
Ma Di Maio ha questo progetto?
Ma che progetto? È un simpatico ragazzo, un venditore di bibite, che è trainato dagli eventi. Ma il suo populismo lo porta a una battaglia anticostituzionale che più riduce il numero dei parlamentari più scardina il 138.
Lei intende: le prossime riforme saranno più facilmente votabili.
Certo! Era lo stesso trucco di Renzi. Qui si torna allo Statuto Albertino senza nemmeno sapere cosa sia. Se non fosse drammatico si potrebbe sorridere.
Se è così disincantato cosa lo sorprende?
La meraviglia non è che Di Maio non sia consapevole. Ma che gli eredi del PCI e della Dc nati sulla costituzione che divorziano per una porzione misera, per un piatto di lenticchie.
È severo.
Si ricorda il minimalismo di quando ero ragazzo? Ci Dovevano difendere da chi vorrà impossessarsi della Costituzione.
Chi?
Non importa chi! Importa che si potrà fare.
E Salvini?
Il problema di Salvini un anno fa era la tentazione dei pieni poteri: ma la risposta non poteva essere: l’unico obiettivo è evitare che Salvini vada al governo!
Lo ha detto lei che la politica è sangue e merda.
Ma solo illusi! Se non rimuovi le cause che hanno gonfiato il consenso di Salvini, prima o poi Salvini al governo ci va! Il problema del minimalismo è la vista corta che diventa cecità.
Cosa teme?
Il peggior risultato sarà se il centrodestra vince amministrative e se vince il referendum. Salvini è stato furbo, è rimasto dentro questo fiume di maggioranza del Si. E lo userà come leva per il voto.
Dice.
Comincia una campagna di delegittimazione ma come fanno a non vederlo? Un terzo del Parlamento sara “abusivo” perché lui stesso ha votato all’unanimità per suicidarsi è un voto popolare lo ha confermato.
Salvini lo ha calcolato questo?
Non lo so. Ma mi pare più furbo dei minimalisti.
Se vince, il si, diventa un plebiscito che legittima l’auto delegittimazione del Parlamento.
La senti arrabbiata?
Questo voto sarà la maledizione che inseguirà la sinistra italiana per decenni.
Per poter rinascere la sinistra dovrà spazzare via questa classe dirigente.
E cosa dovevano fare?
Se il Pd avesse avuto coraggio votava No.
Doveva?
Salvini ha capito una cosa che gli altri non hanno capito: che il Pd non ce la faceva, e ha avuto la furbizia di lasciarli suicidare.
E c’è di peggio?
Si. Se tu non difendi la Costituzione oggi perderai il diritto di difenderla domani da qualsiasi tentativo di scardinarla domani.
Vede anche più in là?
La mia paura è questa. Finire come una democratura. Come la Turchia.
Oddio.
Sa Perché la campagna del No dovrebbero farla i giornalisti?
No.
Siete voi che dovete temere per il vostro futuro. Senza pluralismo la verità diventa l’Isvestia. Diventare impiegati del foglio d’ordine, caro!
(da La Verità)